Avevano rilevato i ristoranti di camorristi in carcere per proteggere i loro interessi economici e facevano investimenti e affari per conto della cosca: con questa accusa due medici napoletani, professionisti insospettabili, sono stati destinatari di una misura cautelare emessa del gip di Napoli ed eseguita dalla Dia partenopea, insieme alla sorella e al cognato di un boss e a due affiliati.
I medici sono due fratelli, un anestesista e un chirurgo estetico, in servizio presso due cliniche private napoletane
dei quartieri di Chiaia e Vomero; la misura restrittiva riguarda anche Domenico Mollica, cognato del capoclan pentito
Carlo Lo Russo e titolare di un’agenzia d’affari con sede nel centro direzionale di Napoli, insieme alla moglie Adriana Lo
Russo, sorella di Carlo.
I due medici, dicono le indagini degli uomini del capocentro partenopeo Giuseppe Linares, insospettabili professionisti, sono stati disponibili a proteggere gli interessi dei titolari di note attivita’ di ristorazione di Napoli, in quel momento detenuti e sotto processo, acquisendone i ristoranti e divenendo vittime di estorsione da parte dei Lo Russo, per poi passare a fare affari e investimenti con i fiduciari per conto della cosca che ha la roccaforte nel quartiere di Miano.
Hanno dunque reimpiegato nei ristoranti cospicue somme di denaro proveniente da attivita’ illecite della camorra, insieme a Mollica e a Mariano Torre, gia’ componente del ‘gruppo di fuoco’ del clan e oggi collaboratore di giustizia.