Visto il selfie post-pasquale di Licia Ronzulli, candidata alle Europee per Forza Italia? Nella foto dello smartphone pubblicata sul proprio account twitter, la Ronzulli è tra Silvio Berlusconi e Francesca Pascale: ma il vero personaggio-chiave non è il primo, bensì la seconda. Ecco, quell’autoscatto è una prova di fedeltà al cosiddetto “cerchio magico” che ha ormai imbozzolato il Cavaliere, e del quale la fidanzata è il simbolo. Nonostante i malumori sottotraccia anche di personaggi che a Berlusconi sono rimasti vicini: da Mariastella Gelmini a Renato Brunetta, da Denis Verdini a Paolo Romani. Per non tornare sulla spaccatura nella famiglia – che continua – con la figlia Marina formalmente pro-Pascale (finora) e l’altra figlia Barbara decisamente contro.
Probabilmente di questi selfie ne vedremo altri, come ulteriori prove di vicinanza al cerchio. Anche se le modalità di affidamento di Berlusconi ai servizi sociali gli lasciano una piuttosto ampia libertà di manovra, compreso il permesso di venire a Roma a palazzo Grazioli, nonché di fare campagna elettorale purché non attacchi di petto la magistratura. Dunque avremo comizi e gente sul palco e sotto, ma mostrarsi nel fortino di Arcore giusto in mezzo alla coppia presidenziale, è un’altra cosa. È lì del resto che si stanno decidendo gli slogan e gli obiettivi della campagna elettorale, affidati come sempre allo stesso Berlusconi, ma stavolta con la novità di un ruolo più diretto della fidanzata; nonché del consigliere politico Giovanni Toti.
Un altro scatto del giorno di Pasquetta mostra un possibile mood della campagna: un Berlusconi seduto ad un sobrio tavolo di lavoro, senza trucco, niente coppe né foto con George W. Bush o Tony Blair sullo sfondo, si direbbe un look da pensionato qualsiasi. Il Cavaliere e i suoi riflettono se i servizi sociali da svolgere con l’assistenza ai ricoverati nella struttura Sacra Famiglia di Cesano Boscone non possano essere trasformati in spot elettorali. Toti ha addirittura lanciato l’idea che altri candidati di Forza Italia alle europee possano assistere altri anziani e bisognosi, ovviamente in altre strutture, “per solidarietà con il Presidente”, ma anche come “vicinanza alla gente comune”.
In realtà l’elettorato anziano, tradizionalmente vicino al centrodestra, può anche rappresentare un serbatoio elettorale, ora che i sondaggi danno Forza Italia indietro, sotto a Pd e grillini, e distante anche da quota 20 per cento. Ma l’idea di Toti è anche parecchio rischiosa. A Cesano Boscone non vogliono né paparazzi né tantomeno troupe televisive. E poi non si sa mai che cosa potrebbe venirne fuori: la Sacra Famiglia non è propriamente una casa di riposo, ma un luogo di assistenza anche a disabili mentali, “un luogo di dolore”, e la strumentalizzazione potrebbe rivelarsi un boomerang. Stessa cosa se altri candidati si presentassero negli ospizi. Qualcuno, nel cerchio stretto del Cavaliere, ha infatti suggerito di lasciar perdere. E lo stesso Berlusconi è perplesso: non è facile passare dall’immagine giovanilistica e addirittura “immortale” di questi vent’anni a quella di settantenne tra ottantenni ed oltre.
Invece politicamente il bersaglio è stato individuato in Angelino Alfano. Che verrà attaccato su due fronti: in quanto accusato di essere incollato alla poltrona governativa, e soprattutto come ministro dell’Interno. E quindi responsabile degli sbarchi ripresi copiosi a Lampedusa. Qui l’offensiva è congiunta tra Forza Italia e Lega, ed è appena iniziata. E dire che a gennaio scorso, quando il Cavaliere lo chiamò a sé, Toti ricevette i primi e più calorosi complimenti proprio da Alfano: “E’ un amico, è un moderato, farà bene. Non voglio esagerare sennò gli creo problemi in Forza Italia”. In quell’occasione un osservatore attento come Vittorio Feltri profetizzò che i due, Toti e Alfano, si sarebbero presto “presi il centrodestra”.
Le cose stanno andando diversamente. Toti ha comunque un ruolo minore. Forza Italia ha individuato nell’Ncd alfaniano un altro serbatoio al quale erodere voti per non restare sotto la fatidica quota 20. E magari per relegare gli alfaniani sotto al quattro per cento, la soglia per accedere al Parlamento di Strasburgo: in modo da far saltare la leadership di Alfano, togliere all’Ncd nell’immediato lo status di principali alleati di Matteo Renzi, e in prospettiva l’ambizione di essere i rifondatori dell’area moderata. E’ però una strategia che ha due limiti. Il primo è di essere tutta giocata sulla difensiva. Il secondo è che le precedenti campagne elettorali centrate sui “tradimenti” – da quella remota contro Umberto Bossi alle più recenti contro Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini – non hanno mai prodotto voti.