Trent’anni fa a Dallas, Texas, apriva i battenti il primo negozio Blockbuster e iniziava per questo marchio un periodo di successi e di forte espansione. Tra il 1985 e il 1995 il numero dei negozi raggiungeva, nei soli Stati Uniti, la cifra di 4800. Nel 1997 la catena di video noleggio Americana è un colosso con numerosi punti vendita in molti paesi europei, tra cui l’Italia. Nello stesso anno, in California, nasce il primo vero competitor di Blockbuster: il suo nome è Netflix e il suo modello di business poggia su un servizio che permette di noleggiare dvd e videogiochi ordinandoli via Internet. La spedizione è effettuata tramite il servizio postale, che viene utilizzato dai clienti anche per la restituzione. L’abbonato può tenere quanto vuole i dvd che riceve. Nel 2008 il modello di Netflix cambia: il film non arriva più con un dvd, ma si scarica direttamente on line, con un servizio in streaming, accessibile con un abbonamento mensile. Inizia la crisi irreversibile di Blockbuster, il suo sistema di videonoleggio con tanti punti vendita sul territorio entra progressivamente in crisi e, il 23 settembre 2010, l’azienda texana dichiara la bancarotta.
Nel frattempo Netflix si consolida e si trasforma nel primo servizio di “streaming on line” per vedere contenuti video in qualsiasi momento. Dalle serie tv, ai film, ai documentari. Dal 1997 a oggi l’azienda californiana è arrivata a 36 milioni di abbonati, il 90% dei quali negli Stati Uniti. Molti i contenuti inediti per attrarre il maggior numero di abbonati che pagano 7,99 dollari al mese. Attualmente Netflix è disponibile in USA, Canada, Sud America e Gran Bretagna. Il piano di espansione nei prossimi mesi prevede l’arrivo in Europa e, forse, anche in Italia. La chiave del successo non è tutta e solo nel tipo di servizio innovativo. In California sono partiti da una constatazione: è difficile stare dietro ai gusti cinematografici di tutti. Ancora più difficile accontentare ogni giorno le preferenze dei quasi 40 milioni di abbonati. Per offrire un servizio veramente innovativo, hanno deciso di costruire il più grande database del cinema. Un archivio sterminato, con una catalogazione ricca di migliaia di voci, costruito negli anni grazie al contributo di appassionati pagati per guardare pellicole e descriverle. Non parliamo più delle tradizionali categorie alle quali siamo abituati: drammatici, commedie, gialli, avventurosi. I nuovi generi sono stabiliti con criteri totalmente diversi e potenzialmente infiniti: “ film di guerra con cavalleria nella Russia degli anni trenta”, “commedie sentimentali nella Parigi del primo dopoguerra”, “amori adolescenziali nella California degli anni settanta”.
Grazie a questo patrimonio, Netflix ha acquisito un vantaggio probabilmente incolmabile su tutti i suoi concorrenti. La società ha creato il più vasto catalogo al mondo in fatto di gusti cinematografici, riuscendo a descrivere decine di migliaia di film con pochi termini, rendendoli facilmente identificabili. Un processo lento ma fruttuoso, messo in piedi soprattutto grazie a un folto gruppo di collaboratori chiamati a visionare una pellicola, ma anche a descriverla nei particolari. Attraverso una rielaborazione dei dati raccolti, Netflix è riuscita a creare dei generi universali ai quali ricondurre anche pellicole cronologicamente lontanissime tra loro. I nuovi generi individuati consentono a Netflix di proporre ai nuovi iscritti pellicole adatte ai gusti di ciascuno, secondo parole chiave “su misura”. Più si allarga la fascia di pubblico che predilige generi particolari, più Netflix è in grado di conoscere le preferenze degli utenti e di offrire prodotti sempre più vicini ai gusti di ognuno. Quando Netflix produce una nuova fiction, non sta tirando ad indovinare.
Negli ultimi anni ha fatto un altro passo in avanti, costruendo un generatore automatico di categorie, capace di anticipare i generi che il pubblico potrebbe cercare in futuro. Dalla identificazione dei termini più ricercati e delle espressioni più usate dagli utenti, è emerso come la maggior parte delle ricerche si basi sui nomi degli attori, sui luoghi in cui vengono girati i film, e sugli aggettivi ricorrenti nelle descrizioni delle pellicole. “Nazionalità, Aggettivi, Genere, Basato su … , Girato in … Argomento, Età consigliata”: l’algoritmo utilizzato per le ricerche è in grado di rimescolare i termini utilizzati più di frequente su Netflix, può restituire nuovi generi su misura per gli appassionati. Ciascuno potrà crearsi il suo genere preferito e, se non esiste, potrà sperare che un qualcuno decida di prenderlo come suggerimento per una produzione.
A tutto questo dobbiamo aggiungere un altro vantaggio per Netflix, legato al futuro dei televisori. In 60 anni siamo passati dal televisore in bianco e nero a quello a colori, da apparecchi voluminosi e ingombranti a schermi piatti e sempre più maxi: la tv continua la sua evoluzione e al Consumer Electronics Show, la fiera mondiale dell’elettronica che si è svolta a Las Vegas lo scorso gennaio, è stato presentato quello del futuro. Sarà curvo agli angoli, ci offrirà una qualità 4k (vale a dire 4 volte le definizione dell’attuale alta definizione). Dovremo rottamare i nostri televisori al plasma o LCD, perché arriverà la tecnologia Oled, vale a dire immagini sempre più definite e nitide. Tenete bene a mente questa definizione: televisori Oled ultra hd curvi, sarà questa la tv dei prossimi anni anzi, dei prossimi mesi, visto che la LG uscirà già in primavera con il primo modello che costerà circa 10.000 euro. Tutto perfetto, peccato che nessuna broadcaster televisivo al mondo produca ancora contenuti in 4k. L’utente dovrà accontentarsi di guardarci le proprie fotografie o di connettersi alla rete, laddove la capacità della rete lo permetterà. L’Italia non è certamente tra i paesi dove la rete permetterà nei prossimi anni questo tipo di utilizzo. Al momento sarà il mercato nord Americano, quello destinato a godere appieno di queste nuove frontiere. Un quadro tecnologico ideale per una ulteriore crescita di Netflix.
fonte: Il Velino