Se elezioni devono essere, che siano a settembre. Il 24, nelle stesse ore in cui si voterà a Berlino. O al limite prima, il 17. Comunque non a ottobre, perché i rischi per la finanza pubblica diventerebbero ingestibili. Il patto sul “tedesco” sembra reggere bene, quello sul voto anticipato ancora meglio. E adesso si corre per davvero, dritti verso urne che nessuno immagina più a ottobre. Superata la formula 50-50, ora il 62% degli eletti verrà dai listini del proporzionale. Collegi da 200mila elettori: chi li vince ha il seggio sicuro. Ma la nuova legge elettorale è la Yalta della politica italiana, perché introducendo la soglia di sbarramento del 5%, Renzi, Grillo, Berlusconi e Salvini prevedono di spartirsi i seggi del futuro Parlamento. Ognuno con i propri obiettivi. Quello del leader democrat è chiaro: tornare a Palazzo Chigi, con la consapevolezza che la strada per arrivarci sarà un governo di larghe intese. E i primi guai per Renzi iniziano ad arrivare dalla sua sinistra. L’ex premier Massimo D’Alema vede «un patto di potere per espropriare il Colle».