Fino a 20 anni di carcere e multe che possono arrivare a 100mila euro. Si inasprisce in Parlamento la battaglia contro ecomafie e inquinatori, sotto la spinta delle proposte di legge di Pd, Sel e M5S. In commissione Giustizia di Montecitorio e’ stato adottato un testo base. Il 10 gennaio scadranno i termini per la presentazione degli emendamenti; poi si votera’ il provvedimento che, a quel punto, sara’ pronto per approdare in aula. “Ogni anno nel nostro Paese -spiega il presidente della commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci, primo firmatario di una delle proposte di legge- si consumano oltre 30mila reati contro l’ambiente: dalle discariche abusive alle cave illegali, dall’inquinamento dell’aria agli scarichi fuorilegge nei corsi d’acqua. Si tratta quasi sempre di reati che vengono sanzionati in maniera assolutamente inefficace e con tempi di prescrizione estremamente rapidi”. “Da oltre vent’anni -aggiunge l’esponente del Pd- Legambiente chiede l’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel Codice penale, come previsto anche dalla lettera e dalla sostanza della direttiva comunitaria del 2008, formalmente recepita ma di fatto finora disattesa dal nostro Paese. L’assenza di sanzioni adeguate, proporzionate e dissuasive, come recita la stessa direttiva, rappresenta di fatto un incentivo ad inquinare e saccheggiare l’ambiente in cui viviamo”.
Le ecomafie in Italia, ricorda Realacci, “godono di ottima salute e hanno un giro di affari di oltre 16 miliardi di euro”. Cemento e rifiuti si confermano settori clou del florido business dell’eco-criminalita’. Aumentano i reati contro il patrimonio faunistico, gli incendi boschivi, i furti delle opere d’ arte e dei beni archeologici, triplicano gli illeciti nel settore agroalimentare. “Dati allarmanti che testimoniano l’enorme pervasivita’ dei traffici gestiti da ecomafiosi ed eco-criminali”, ricorda Realacci. Un’emergenza confermata dalle calamita’ che troppo spesso colpiscono l’Italia e che e’ stata di recente sottolineata anche da Giorgio Napolitano: la difesa dell’ambiente e della biodiversita’, la gestione sostenibile delle risorse naturali, la valorizzazione del paesaggio e del territorio, rappresentano “una sfida cui vanno date risposte urgenti nel nostro Paese, colpito da eventi calamitosi riconducibili ad errori e carenze nella gestione di un territorio fragile e prezioso come quello italiano”, sottolinea il Capo dello Stato. Si tratta di una sfida “che si intreccia alla crisi ecologica che interessa l’intero pianeta e che puo’ essere fronteggiata solo con un impegno comune e innanzitutto in una dimensione europea”, aggiunge Napolitano, secondo il quale e’ indispensabile “comprendere e far comprendere il reale valore del patrimonio naturale e della biodiversita’ anche per la nostra economia, e operare di conseguenza per delineare nuove prospettive di crescita economica e di progresso civile”.
Le ecomafie non conoscono confini e hanno ormai intessuto relazioni e traffici tali da rappresentare una vera e propria ‘globalizzazione in nero’: negli ultimi due anni, infatti, sono ben 163 le inchieste internazionali che hanno interessato l’Italia per traffici illeciti di rifiuti, merci contraffatte, prodotti agroalimentari e specie protette: quasi un’inchiesta ogni 4 giorni, per un totale di 297 persone denunciate e arrestate, 35 aziende sequestrate e un valore complessivo finito nelle mani degli inquirenti che supera i 560 milioni di euro. Da qui la necessita’ di intensificare l’azione contro i responsabili di danni all’ecosistema, puniti con una multa da 10mila a 100mila euro e con la detenzione da uno a cinque anni, secondo le norme del testo unico approvato in commissione Giustizia della Camera, che introduce nel Codice penale anche il reato di disastro ambientale, sanzionato con la reclusione da 4 a 20 anni. Nella lista dei reati contro l’ambiente trova posto anche quello di frode ambientale, punito con la reclusione fino a quattro anni e con la multa fino a 10mila 329 per chi “omette o falsifica in tutto o in parte la documentazione prescritta dalla normativa ambientale o fa uso di documentazione falsa”. Previste anche le circostanze aggravanti, quando il danno ambientale si intreccia con il reato di associazione per delinquere: in questo caso le pene previste dall’articolo 416 del Codice penale sono aumentate fino a un terzo. Le pene sono aumentate da un terzo alla meta’ se l’associazione include pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio che esercitano funzioni o svolgono servizi in materia ambientale. In caso di ravvedimento operoso, quando il responsabile del danno ambientale si adopera per evitare ulteriori conseguenze o segnalare all’autorita’ giudiziaria gli altri autori del delitto contro l’ambiente, le pene sono diminuite dalla meta’ a due terzi. (Red/Opr/Adnkronos)