“Spero sia solo l’inizio, mi piacerebbe che molti altri tecnici donne possano lasciare il segno in futuro nel calcio maschile, sia a livello di club che di nazionali”. E’ l’auspicio espresso in un’intervista a Fifa.com da parte di Patrizia Panico, che lo scorso mese ha debuttato come ct dell’under 16, primo allenatore donna di una nazionale maschile nel calcio italiano. “Anche se e’ fantastico vedere quanto sia grande l’interesse dei media, spero che presto diventi normale per una donna allenare gli uomini, perche’ e’ la competenza, non il genere, che conta”. I giocatori, sottolinea, “vogliono allenarsi bene, non importa se io sia una donna o un uomo e la Panico allenatore e’ molto diversa dalla Panico giocatore. Come tecnico sono diventata molto piu’ razionale, cerco di essere protettiva e guardo sempre al quadro piu’ generale mentre quando giochi sei piu’ concentrata su te stessa e in molte situazioni finisci con l’essere egoista”. A livello emotivo, “mi sono dovuta abituare al fatto che posso solo parlare e se noto che i ragazzi iniziano a essere troppo nervosi, cerco di trasmettere loro un senso di calma”. La sua filosofia di gioco e’ chiara: “per me e’ molto importante essere propositivi e versatili in attacco, la mia squadra deve essere in grado di creare o forzare opportunita’ di gol in ogni partita, dobbiamo mettere i nostri avversari costantemente sotto pressione. E quando perdiamo la palla, dobbiamo recuperarla il prima possibile”. I tecnici a cui si ispira sono Carlo Ancelotti, Silvia Neid e Diego Simeone “anche se ho imparato qualcosa da ciascuno dei miei allenatori”. “Sarebbe poi grandioso – conclude – se tanti altri tecnici seguissero il mio esempio e si accelerasse una certa emancipazione nel calcio”.