Far rientrare di nuovo nelle rateizzazioni i contribuenti che sono decaduti dal beneficio. La proposta arriva da Equitalia che si è presentata in audizione in commissione Finanze al Senato con il suo amministratore delegato, Benedetto Mineo. Quella delle rateizzazioni, ha spiegato l’ad parlando nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli organismi della fiscalità e sul rapporto fra contribuenti e fisco, “è una ulteriore iniziativa che ha contribuito a consolidare il rapporto con i contribuenti”. Dal 2008, ha ricordato, ne sono state concesse 2 milioni e 300mila per un importo pari a circa 25 miliardi di euro. Una delle criticità che si sta riscontrando dopo l’entrata in vigore del cosiddetto “decreto del fare” riguarda proprio i contribuenti già decaduti dalla dilazione al momento dell’entrata in vigore del dl per non aver pagato due rate e che sono dunque stati esclusi dal beneficio. Secondo le stime presentate dal gruppo partecipato da Agenzia delle Entrate e Inps, si tratta di un “potenziale bacino di oltre 20 miliardi di euro che potrebbe essere rimesso in rateazione; pertanto potrebbe rilevarsi opportuna una ulteriore riflessione sulla possibilità di consentire, anche a chi è decaduto dalla rateazione secondo le vecchie regole, di ottenere in via eccezionale un’altra possibilità di dilazionare il debito”.
E delle criticità derivanti dal “decreto del fare” ha parlato anche Attilio Befera, direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, audito dalla Commissione parlamentare sul federalismo fiscale. Il dg non ha nascosto che l’ulteriore rateizzazione da sei a dieci anni e la possibilità di non pagare otto rate anche non consecutive in caso di difficoltà stanno provocando “qualche riflesso negativo sul gettito”. Befera ha poi rivendicato l’azione di Equitalia, dal 2006 società di riscossione al posto di una quarantina di società che “non facevano procedure esecutive, quindi il cittadino che non pagava stava tranquillo e beato e non succedeva assolutamente nulla”. “Dal febbraio del 2009 al febbraio del 2014 sono state trasmesse circa 63mila segnalazioni da quasi 900 Comuni – ha aggiunto -; di queste oltre 10 mila sono state già trasfuse in atti di accertamento con oltre 186 milioni di maggiori imposta accertata: ciò significa che ogni segnalazione ha mediamente consentito di accertare più di 18mila euro di maggiori imposte”.
A sua volta Mineo ha ricordato che Equitalia garantisce una riscossione media annua di 8 miliardi a fronte di una 2,9 miliardi da parte delle vecchie società private. Sempre sul fronte dell’attività di riscossione, l’ad di Equitalia ha rilevato che degli 894 miliardi di potenziale riscossione fra 2000 e 2014, finora ne sono stati riscossi il 7,7 per cento, circa 60 miliardi. rammenta che la Corte dei Conti ha individuato in 894 miliardi la potenziale riscossione di tributi affidata fra il 2000 e il 2014. Di questi finora ne sono stati riscossi il 7,7 per cento, circa 60 miliardi. Secondo i dati forniti a Palazzo Madama, inoltre, si deve considerare che il 22,6 per cento del totale si tratta di spese annullate perché errate “alla fonte”, per il 27 per cento di tributi dovuti da falliti, deceduti o nullatenenti e per il 3 per cento di sospensioni. Per quanto riguarda poi le cosiddette “cartelle pazze”, Mineo ha assicurato: “Abbiamo una certificazione di qualità e siamo prossimi allo zero per errori”.