Politica interna
Assemblea Pd: Il discorso di Renzi durante l’assemblea Pd svoltasi ieri ha il sapore della sconfitta: “non abbiamo perso, abbiamo straperso” ha fatto sapere il segretario, che ha annunciato l’inizio di una “fase zen” per tentare di riconciliarsi con la sinistra del partito. La tregua è durata però pochi minuti. Quando Giachetti rivolge a Speranza un “faccia di c…” gli esponenti della sinistra Pd decidono infatti di abbandonare l’aula e non partecipare alla votazione della relazione di Renzi (passata con 481 sì su 1200 delegati). L’ex premier durante l’assemblea ha anche invitato a un ritorno al Mattarellum, descritta come “la proposta che ha visto vincere l’Ulivo di Prodi e porta il nome di Mattarella”. Renzi sembra quindi intenzionato a prepararsi al voto imminente, mettendo da parte il congresso Pd e convocandolo solo a novembre rispettando le scadenze. L’idea non è piaciuta agli esponenti di sinistra, che hanno promesso di “raccogliere migliaia di firme tra i militanti” (Francesco Boccia) qualora il congresso non venisse convocato prima delle elezioni politiche e ricordando che Renzi “non può fare il candidato premier senza congresso, il Pd non è casa sua”.
Giovanni Toti: Vero e proprio diplomatico nella coalizione di centrodestra, Giovanni Toti commenta a caldo sul Corriere della Sera la proposta di Renzi di un ritorno al Mattarellum. Il governatore si trova d’accordo con i contenuti, un po’ meno con i modi. “Il Mattarellum può essere una base di discussione” sostiene infatti Toti ma “il Pd non può dirci prendere o lasciare” ma deve favorire “una discussione seria che parta dal Mattarellum o da altre proposte presentate dai partiti”. Difficile però che non venga modificata la legge elettorale risalente al 1993, perché in un contesto di tripolarismo c’è “il rischio di non produrre un vincitore”. In ogni caso per Toti è necessario “andare a votare il prima possibile” e all’appuntamento si farà trovare pronto anche il centrodestra, che secondo il politico di FI deve ripartire “dalla classe dirigente nei Comuni e nelle Regioni che amministriamo”.
M5S: L’arresto di Raffaele Marra ha prevedibilmente innescato una reazione a catena sul M5S a livello nazionale. Nelle ultime ore si sono infatti moltiplicati gli attacchi nei confronti di Luigi Di Maio, probabile candidato premier del Movimento e tra i maggiori sponsor di Virginia Raggi e delle sue scelte. Per il timore di vedere bruciata la sua candidatura, è stato offerto a Di Maio il blog di Grillo per permettergli di spiegare le sue relazioni con Marra in un post intitolato “Luigi Di Maio chiese a Marra di allontanarsi dal gabinetto del Sindaco”. Il vicepresidente della Camera ha ammesso di aver incontrato una volta Marra a luglio, durante il quale Di Maio gli riportò “che il Movimento non aveva fiducia in lui”. L’affermazione viene però smentita dalla ricostruzione di molti quotidiani, tra cui Repubblica e Corriere della Sera, che citano passaggi in cui Di Maio appoggiò Marra. La crisi del Campidoglio sta quindi rafforzando le quote di Roberto Fico, considerato al momento il maggior esponente dell’ala ortodossa del M5S.
Politica estera
Giordania: Torna il terrore in Medio Oriente, con l’attacco da parte di un commando armato a Karak, città della Giordania. Verso l’ora di pranzo di ieri i terroristi (affiliati all’Isis o ad Al Qaeda, non è ancora arrivata una rivendicazione) hanno cominciato a fare fuoco sulle auto della polizia, uccidendo sette poliziotti e due civili giordani e una turista canadese. In seguito il gruppo si è diretto verso il castello prendendo in ostaggio un gruppo di visitatori. Dopo un lungo pomeriggio d’assedio, le forze dell’ordine sono riuscite a sfondare in serata e a liberare gli ostaggi, uccidendo gran parte dei terroristi. Il bilancio ufficiale conta dieci morti e ventisette feriti. La Giordania è un Paese delicato nello scacchiere della lotta al terrorismo confinando con la Siria, da cui si teme si possano riversare parte delle milizie impegnate negli scontri contro le forze alleate.
Usa: Dal giornale tedesco Suddeusche Zeitung arriva una notizia che getta nella bufera il futuro Segretario di Stato americano Rex Tillerson. L’uomo scelto da Trump per la politica estera statunitense è infatti uno dei tre direttori di Neftegas, un’azienda petrolifera russo-americana registrata nel paradiso fiscale delle Bahamas. Tillerson era stato descritto come uomo molto vicino a Putin e molti pensano che con il suo arrivo nel governo gli Usa cancelleranno definitivamente le sanzioni inflitte alla Russia. Oggi Trump sarà atteso dall’importante voto dei grandi elettori per confermare il voto popolare e formalizzare la sua nomina a presidente. A novembre il repubblicano aveva guadagnato 306 elettori, contro i 232 di Hillary Clinton. Il voto dovrebbe comunque risolversi in una formalità e non si dovrebbe assistere a nessun ribaltone sorprendente. Nonostante questo alcuni esponenti della sinistra radicale statunitense stanno facendo da giorni pressioni per boicottare il voto a favore di Trump. Resta comunque praticamente impossibile che 37 elettori decidano di cambiare il proprio voto, bocciando il presidente.
Economia e Finanza
Salvataggio Mps: Si apre la settimana decisiva per Monte Paschi di Siena, la banca più antica del mondo. L’istituto senese metterà alla prova da oggi la soluzione di mercato, che punta a raccogliere 5 miliardi per colmare l’ammanco dovuto alla imminente cessione di 27,7 mld di sofferenze come ordinato dalla Bce in estate. La via del Monte è piena di insidie e le probabilità di riuscita sono molto basse, ma da Siena si è deciso di tentare per evitare l’intervento dello Stato, inevitabile in caso di fallimento. Su questo punto si è rinnovato per l’ennesima volta lo scontro Italia-Germania sulle politiche comunitarie in materia di banche. Uno stretto collaboratore di Angela Merkel, Christoph Schmidt, ha infatti sostenuto che “il salvataggio di Mps dovrebbe avvenire secondo le regole concordate” ovvero con l’applicazione del bail in prima e dell’aiuto statale poi. Non rispettando le regole l’Italia rende “l’unione bancaria non credibile”, ha concluso il consigliere della cancelliera. Entro la fine della settimana si conoscerà il destino di Mps e il governo potrà valutare se intervenire con il decreto salva banche o meno.