Politica interna
Olimpiadi – Il premier Matteo Renzi è netto: “Credo proprio che il capitolo Olimpiadi sia chiuso”. Dopo il “no politico” espresso da Virginia Raggi a Roma 2024, resta il passaggio tecnico in Consiglio comunale per l’annullamento della delibera di sostegno alla candidatura varata a giugno 2015 dalla giunta Marino: una fase che non dovrebbe riservare sorprese. I vertici del Movimento 5 Stelle leggono il “no” della Raggi al presidente del Coni Malagò come una vittoria pesantissima: “La mangiatoia è finita. Daje Virgì”, scrive su Facebook Luigi Di Maio.
Renzi – Ieri sera il premier Matteo Renzi, intervenuto alla trasmissione di La7 Otto e mezzo, ha confermato che la data del referendum costituzionale verrà decisa dal governo lunedì prossimo, e la consultazione si terrà o il 27 novembre o il 4 dicembre. Renzi ammette di aver sbagliato a incentrare il referendum attorno alla sua immagine: un eccesso di personalizzazione che “non c’entra nulla con il futuro del Paese”. Poi ribadisce la linea di comunicazione del Pd e del resto della maggioranza: “Se si vota oggi No, non si farà mai un’altra riforma per ridurre i costi. Chi vota per il No lascia la casta. Se vince il No ci teniamo questo Parlamento, con questi costi e questi rimborsi ai consiglieri regionali”. Sulla legge elettorale Renzi dice di essere disponibile alle modifiche, anche se un ritorno al “proporzionale puro da Prima Repubblica mi colpisce un po’”.
Politica estera
Siria – Il leader siriano Bashar al Assad si sente di nuovo arbitro della situazione. Grazie all’appoggio russo le sue forze sono all’offensiva su tutti i fronti. E mentre la diplomazia internazionale arranca l’aviazione di Damasco sgancia da due giorni bombe sulle postazioni ribelli a Est di Aleppo. Assad vorrebbe strappare Aleppo all’opposizione prima dell’inverno. In quest’ultima città sono state sganciate anche le bombe al fosforo. Secondo un locale ospedale da campo nove civili sono stati uccisi nel quartiere al-Sokkari e altri due nel quartiere al-Ansari. Assad addossa l’intera responsabilità della prosecuzione dei combattimenti agli Stati Uniti, ma nega i bombardamenti sui civili e anche che la parte orientale di Aleppo sia sotto assedio.
Europa – Ieri Juncker ha teso una mano al premier Renzi, cercando di venire incontro alle sue richieste in tema di immigrazione. Intervenendo al Comitato economico e sociale europeo, il Presidente della Commissione ha detto che “l’Ue non deve lasciare sole l’Italia, la Grecia e Malta” e si è complimentato con Roma “che ogni giorno salva migliaia di vite”. All’Italia, però, non arrivano solo lodi e sul fronte dei conti pubblici non viene risparmiata qualche frecciatina. Dopo aver messo in chiaro che il Patto di Stabilità “funziona” e “non si tocca”, Juncker sottolinea che “abbiamo introdotto una clausola per gli investimenti di cui l’Italia è l’unico beneficiario” e la flessibilità concessa dall’Ue ha permesso a Roma “di spendere 19 miliardi”.
Economia e finanza
Draghi – Il presidente della Bce Mario Draghi lancia l’allarme: in Europa ci sono troppe banche che contribuiscono a ridurre la redditività del settore. Un monito che però non spegne l’entusiasmo dei mercati, in rialzo dopo la decisione della Fed di non ritoccare i tassi verso l’alto. Ci sono diverse cause per la bassa redditività delle banche, inclusi i bassi tassi d’interesse, sostiene Draghi ricordando però che “i tassi di interesse reali a lungo termine scendono da due decenni nelle principali economie avanzate”. Tra i fattori di questa pressione al ribasso il presidente dell’Eurotower cita il cambiamento tecnologico, la demografia, la disuguaglianza di reddito, la scarsità di asset sicuri, senza dimenticare la politica monetaria della Bce. Ma anche l’overbanking, cioè il numero eccessivo di istituti di credito, è “una causa dell’attuale basso livello di redditività delle banche” in Europa.
Conti pubblici – Se il “no” della Commissione Ue alla flessibilità per il deficit 2017 sarà confermato il conto per Renzi e Padoan sarà più salato. In vista della nota di aggiornamento al Def di martedì prossimo, i tecnici hanno ripreso in mano le forbici: ai 6-7 miliardi necessari per pensioni, povertà, sviluppo, contratti, se ne dovranno aggiungere altri 4-5 per sterilizzare l’aumento dell’Iva visto che portare verso l’alto l’asticella del deficit-Pil, oltre quanto già concesso, non sarà consentito da Bruxelles. A questa operazione si sta affiancando una riduzione al minimo delle misure di spesa spostando al 2018 la riduzione dell’Irpef e il taglio del cuneo fiscale sulle buste paga.