Il centro d’innovazione tecnologica d’avanguardia dà inizio alla sua attività
per sviluppare nuove soluzioni nel campo delle neuroscienze per l’aiuto a soggetti
affetti da patologie neurodegenerative, ma anche per migliorare la vita di tutti i giorni
Con il Simposio internazionale di martedì 3 novembre, dal titolo “Oltre le frontiere della scienza: dove le neuroscienze e la neurotecnologia si incontrano” (ore 10.30, via Thomas Alva Edison, Caserta – Località Lo Uttaro), dà inizio alla sua attività la prima infrastruttura italiana interamente dedicata alla neurocibernetica: il Polo di Innovazione Cyber Brain di Caserta.
Questo centro d’innovazione tecnologica d’avanguardia, sostenuto dai Ministeri della Ricerca e dello Sviluppo economico, è stato realizzato dalla Fondazione Neuromed di Pozzilli (Isernia), dalla Fondazione Neurone ONLUS e dall’Istituto IEMEST di Palermo, con un investimento complessivo pari a 12,4 milioni di euro, utilizzando i fondi previsti dal Programma Operativo Nazionale (PON) Ricerca e Competitività (R&C) 2007-2013.
Si tratta di una struttura d’eccellenza nata nel Mezzogiorno in grado di fornire soluzioni ad alto contenuto di innovazione nel campo delle neuroscienze, per l’aiuto a soggetti affetti da patologie neurodegenerative.
Il simposio, cui parteciperanno alcuni tra i nomi più illustri del panorama scientifico nazionale e internazionale, farà intuire le potenzialità di questo polo specializzato nello sviluppo di dispositivi impiantabili, di neuroprotesi, di protesi robotiche e di Brain-Computer Interface (BCI) per ripristinare il più possibile le funzioni vitali danneggiate a seguito di svariate malattie e traumi (come ad esempio Parkinson, lesioni al midollo spinale, paralisi cerebrale e SLA).
Nei 5 laboratori (neuroprotesica, robotica riabilitativa, BCI, Imaging avanzato, telediagnosi e telecontrollo) lavorerà un team di ricercatori internazionale e multidisciplinare (bioingegneri elettronici, informatici e medici, neuropsicologi, fisici e matematici).
“In termini generali – spiega Giulio Nicolò Meldolesi, presidente della Fondazione Neurone ONLUS –, la tecnologia che sta alla base dei nuovi laboratori si basa sull’utilizzo di elettrodi, posti sul capo, oppure all’interno del cervello, che captano i segnali delle onde cerebrali e li leggono. I segnali vengono dunque analizzati, tradotti in segnali digitali, e quindi trasmessi in modalità wireless a un dispositivo artificiale”.
“Ad esempio, nel caso di una persona che abbia perso l’uso di una mano, le onde cerebrali vengono analizzate nel momento in cui la persona decide di muovere la mano; le onde sono tradotte in segnali digitali; e i segnali trasmessi a una mano bionica, che viene dunque comandata dal pensiero allo scopo di muovere un oggetto”.
Questa ricerca, in prospettiva, non avrà un impatto soltanto sul trattamento e sulla riabilitazione delle patologie neurologiche, ma riguarderà anche la vita di tutti i giorni sviluppando nuove soluzioni nell’area della cosiddetta “neurologia cosmetica” (interfacce per smartphone, Pc, automobili ed elettrodomestici…).