Politica interna
Governo e sindacati – Il lavoro resta il tema caldo del dibattito politico, in attesa dell’incontro, mercoledì prossimo, tra esecutivo e parti sociali per discutere dei decreti attuativi del Jobs Act. Ora il premier Matteo Renzi spera infatti in un sindacato unico per superare la vecchia tripartizione Pci, Dc e Psi e punta a una legge sulla rappresentanza entro l’autunno. Un’idea che Cgil e Uil hanno subito definito “da regimi totalitari”. Tutto questo mentre è ancora acceso lo scontro sulla riforma della scuola. L’ultima dichiarazione in merito è arrivata dal ministro per le Riforme Maria Elena Boschi. In un’intervista al Sole 24 Ore, Boschi ha parlato della fiducia come di un’estrema ratio, ricordando però che i tempi sono stretti. Il ministro ha anche annunciato che entro giugno saranno pronti i decreti fiscali e che, dall’inizio del governo Renzi, le norme attuative sono scese da 889 a 300.
Forza Italia – Dalla Campania, dove è impegnato nella campagna per le Regionali, il leader forzista Silvio Berlusconi ha lanciato l’idea di una leadership rosa per i moderati. Berlusconi esclude la figlia Marina, anche se “in famiglia ci sono tante persone adatte”. Nel totonomi entrano subito, accanto all’altra figlia Barbara, Mariastella Gelmini e soprattutto Mara Carfagna, oggi entrambe a Montecitorio. Altra speranza di Berlusconi: ripetere con Renzi il risultato del 2000, quando D’Alema fu costretto a dimettersi proprio dopo le Regionali.
Politica estera
Referendum in Irlanda – La cattolica Irlanda, dove fino al 1993 l’omosessualità era reato, ha detto sì alle nozze gay. Il 62% degli irlandesi ha infatti votato a favore della legalizzazione per via costituzionale del matrimonio tra persone dello stesso sesso. L’Irlanda è il primo Paese al mondo ad approvare un cambiamento di questa portata attraverso un referendum. Mobilitazione in massa di giovani e donne, ma decisivi si sono rivelati anche i voti dei cattolici progressisti. La Chiesa ufficiale, con il segretario della Cei Nunzio Galatino intervistato dal Corriere della Sera, apre al confronto sui diritti, purché “la famiglia non finisca in un angolo”.
Amministrative in Spagna – Oggi si vota in 10 regioni e 8mila municipi spagnoli, tra cui Madrid e Barcellona. Le principali incognite si chiamano Podemos, il partito nato dagli Indignados e vicino all’estrema sinistra greca di Syriza, e Ciudadanos, portatore di un forte messaggio anti-casta ma meno rivoluzionario in economia. Secondo le previsioni, alla fine, le due nuove formazioni non metteranno a rischio l’ultratrentennale bipolarismo. Così i popolari del premier Mariano Rajoy dovrebbero restare in prima posizione, mentre i socialisti contenderanno il secondo posto a Podemos. Il vero nodo sarà la perdita dei consensi dei partiti tradizionali, che per riuscire a governare potrebbero essere costretti a formare non facili coalizioni, come sta succedendo in Andalusia, andata alle urne due mesi fa.
Economia e Finanza
Iva – Il governo accelera sui tagli alla spesa pubblica e sulla lotta all’evasione. Obiettivo: coprire il buco da 728 milioni dell’Iva, che si è aperto dopo la bocciatura europea, ed evitare così che nel 2016 pesino sugli italiani 17 miliardi di tasse. Le principali soluzioni sul tavolo del Tesoro sono, da una parte, la riduzione delle società partecipate e il taglio a 35 dei centri per le spese. Dall’altra, l’uso dei proventi delle nuove norme sul rientro dei capitali, che però sono una tantum e non utilizzabili prima dell’incasso.
Unione monetaria – Il presidente della Bce Mario Draghi è intervenuto ancora sulle riforme richieste ai Paesi dell’Eurozona per accelerare la ripresa. In un’unione monetaria, ha spiegato, le divergenze tra gli Stati tendono a diventare esplosive e finiscono per minacciare la stessa tenuta dell’euro. Il rischio maggiore al momento continua a essere quello per la Grecia: in assenza di un compromesso, sarà inevitabile un terzo piano di aiuti, su cui però la cancelliera tedesca Angela Merkel potrebbe chiedere la fiducia al parlamento di Berlino. E si torna a parlare anche di “Brexit”, dopo che la Bank of England ha mandato per sbaglio al Guardian un’e-mail su uno studio riservato per valutare i rischi finanziari nel caso di un’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Uno studio la cui esistenza è stata poi ammessa dalla Banca.