Oggi è una giornata decisiva per l’emergenza immigrati. L’Ue dovrebbe far uscire l’Italia dal suo isolamento. E i giornali dedicano grande spazio al tema. Per la Stampa, “arriva finalmente l’agenda europea per l’Immigrazione che, fra le altre cose, trasforma la missione Triton quasi in Mare Nostrum e propone un sistema di emergenza di quote, per ripartire fra tutti chi arriva vivo sulle nostre coste: sarà obbligatorio, ma non per Italia e Grecia, ai quali – pesante segnale politico – viene riconosciuto di aver fatto già abbastanza. Il comitato militare dell’Ue licenzia in parallelo il Cmc, acronimo che sta «Concetto per la gestione di crisi», la struttura che coordinerà l’azione antiscafisti in Libia una volta avuto il via libera dell’Onu. L’obiettivo è chiaro, a leggere la bozza della decisione che sarà discussa lunedì dai ministri degli Esteri Ue: «Cattura e/o distruzione delle strutture che consentono il contrabbando, nelle acque libiche, all’ancora, attraccate o a terra». Ci sarà però discussione, stamane in Commissione. I l clima è teso al punto che la conferenza stampa sarà convocata con qualche decina di minuti di anticipo. Nessuno sa quanto ci vorrà a portare tutto il collegio sulla posizione del presidente Juncker, determinato a inviare ai governi un testo forte. Il documento inviterà il summit dei leader di giugno a decidere sulle quote obbligatorie (l’idea è di 20mila posti che però non saranno quantificati subito) e sull’invio di mezzi per consolidare la missione Triton, per la quale si attende anche la moltiplicazione per tre dei fondi (100 milioni l’anno).
Il Corriere della Sera anticipa la “bozza della risoluzione dell’Onu che potrebbe autorizzare un intervento europeo nelle acque territoriali libiche, per distruggere i barconi dei trafficanti di migranti, è in continua evoluzione. Su alcune parti c’è il via libera di quasi tutti i Paesi, sui punti più delicati, ovvero sulle modalità di un intervento, continuano i negoziati fra gli Stati. Proprio sull’intervento militare alcuni Paesi africani che siedono nel Consiglio di sicurezza, ma soprattutto la Russia, avanzano dei dubbi. Ieri, intervistato dalla Stampa, l’ambasciatore russo all’Onu, ha espresso diverse riserve: «Chiediamo di non creare le condizioni per una nuova guerra nel Mediterraneo». L’ipotesi di accettare una risoluzione che comprenda la possibilità di distruggere i barconi? «No, mi sembra decisamente un’esagerazione». Una via di compromesso, indicata proprio da Mosca, che all’Onu ha potere di veto, è il precedente della missione Atalanta c ontro la pirateria in Somalia”.
Repubblica, invece, fa il punto sull’intervento militare e soprattutto su chi dovrà guidarlo.
Dovrà faticare non poco il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker per far approvare oggi dal collegio dei commissari l’Agenda europea per la migrazione così come è statapreparata dai due vicepresidenti Franz Timmermans e Federica Mogherini. I punti che ancora restano da definire sono numerosi. E su alcuni di essi ci si attende una discussione accanita. La questione politicamente più sensibile è l’attribuzione di quote obbligatorie di richiedenti asilo che ogni Paese dovrà accogliere in base ad una chiave di ripartizione che verrà proposta dalla Commissione. I contingenti da redistribuire sono due. Il primo è composto da rifugiati già ammassati nei centri di accoglienza italiani, greci e maltesi. II secondo da profughi che attualmente si trovano nei campi al di fuori dai confini della Ue e che intendono chiedere asilo. Per quest’ultimo la Commissione dovrebbe proporre di accoglierne 20mila, come chiede l’Onu. Ma giuridicamente non potrà imporre agli Stati membri di ospitarli.
Infine, il Sole 24 ore, che commenta: “E’ un’occasione da non perdere per uscire dal torpore”. Nelle prossime ore e nei prossimi giorni due organizzazioni internazionali che hanno rappresentato punti di riferimento essenziali, veri e propri fari, per l’atteggiamento dell’Italia repubblicana nei confronti del sistema internazionale sono chiamate a una prova impegnativa. Dal modo in cui l’Onu e la Ue risponderanno all’emergenza migranti dipenderà infatti molta della credibilità di cui esse ancora godono presso l’opinione pubblica e, cosa ancora più importante, dell’affidabilità che esse conservano presso i nostri decisori politici. Scelte impegnative, non sfide: le parole non sono scelte a caso, perché o l’Onu e la Ue saranno capaci di impegnare i propri Stati membri a condividere sul serio, e non a parole, il peso che la solidarietà effettivamente comporta oppure saranno loro a ritrovarsi sfiduciate. Questa volta, e non è la prima in politica estera, l’Italia ha fatto la sua parte a prescindere dallo scarso sostegno ricevuto.