DI LAURA BERCIOUX
L’ex covo di Totò Riina diventa Caserma dei Carabinieri. Oggi Alla cerimonia parteciperà il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale di Corpo d’Armata Tullio DEL SETTE; il Presidente della Regione Siciliana Onorevole Rosario CROCETTA e il Sindaco del Comune di Palermo Prof. Leoluca ORLANDO, che donerà la Bandiera Nazionale al Comandante della Stazione Luogotenente Ciro. I Carabinieri lo presero il 15 gennaio del 1993, all’uscita della villa dove si nascondeva il boss, in un residence a Palermo, in Via Bernini. “Il covo di Totò Riina, racconta a Repubblica Massimo Ciancimino, non l´hanno mai perquisito per non far trovare carte che avrebbero fatto crollare l´Italia”.
Massimo Ciancimino conferma il patto fra Bernardo Provenzano e i carabinieri del Ros, mediato da don Vito, per la cattura di Riina: “Una delle garanzie che mio padre chiese ai carabinieri, e che loro diedero a mio padre, era che nel momento in cui si arrestava Riina bisognava mettere al sicuro un patrimonio di documentazione che il boss custodiva nella sua villa. Provenzano riferì a mio padre che Totò Riina conservava carte e documenti di proposito con un obiettivo: se l´avessero arrestato avrebbero trovato tante di quelle cose, di quelle carte, che avrebbero fatto crollare l´Italia. Mio padre commentò con me il fatto dicendo che quello era un atteggiamento tipico di Riina. Secondo lui, conoscendo bene molti di questi documenti, sarebbero stati conservati apposta dal Riina con il solo fine di rovinare tante persone in caso di un suo arresto, visto che solo una spiata poteva far finire la sua latitanza”.
La trattativa sulle stragi del 1992, dopo la morte di Falcone, fu portata avanti dal Vice Comandate dei Ros Mario Mori, il capitano Giuseppe De Donno e il signor Franco, un agente dei servizi segreti e tra la mafia e loro, Vito Ciancimino. Ciancimino. Il figlio Massimo, il più piccolo dei fratelli, quel figlio ribelle, portò al vaglio della magistratura il famigerato papello che avrebbe dovuto fermare le stragi dove Cosa Nostra faceva le sue richieste: 12 punti in cui si elencano i principali obiettivi mafiosi come la revisione del maxi-processo istruito da Giovanni Falcone contro Cosa nostra, l’annullamento del 41 bis sul carcere duro, la riforma della legge Rognoni-La Torre sulla confisca dei beni mafiosi e la modifica della normativa sui pentiti. Alcuni di questi temi (per esempio la legge sui pentiti) a volte sono entrati nel dibattito politico. Ma chi autorizzò la Trattativa tra Stato e Mafia? A questo proposito Massimo Ciancimino dichiara a Repubblica “Della trattativa erano informati i ministri Virginio Rognoni e Nicola Mancino, questo a mio padre l´ha detto il signor Franco e gliel´hanno confermato il colonnello Mori e il capitano De Donno”. L’ex Sindaco di Palermo fu poi arrestato e Dell’Utri prese il suo posto di mediatore “Mio padre sosteneva che era l´unico a poter gestire una situazione simile… ha gestito soldi che appartenevano a Stefano Bontate e a persone a lui legate”. Ciancimino parla anche dell’omicidio Mattarella ucciso il 6 gennaio del 1980, per Vito Ciancimino fu “un omicidio anomalo”. Dopo il delitto, mio padre chiese spiegazioni ai servizi segreti… un poliziotto poi gli disse che c´era la mano dei servizi nella morte di Mattarella. Ci fu uno scambio di favori su quell´omicidio…”. Il figlio di don Vito dice che suo padre è sempre stato legato all´intelligence fin dal sequestro di Moro.
“La prima volta che mio padre mi ha raccontato di contatti di Cosa Nostra con apparati dello Stato risale al sequestro. E mi ha detto che era stato pregato, e per ben due volte, di non dare seguito alle richieste per fare pressioni su Provenzano perché si attivasse per aiutare lo Stato nelle ricerche del rifugio di Aldo Moro”. Stamattina, invece, molti erano al Tribunale per esprimere solidarietà a Massimo Ciancimino per l’udienza rinviata al 26 giugno sulla questione della “dinamite”, quella dinamite che gli fu consegnata nel 2011 a Bologna. Scrive Ciancimino sul suo profilo face book “Grazie a tutti Voi, quella che inizia non sarà una settimana facile, non mi pento di quello che ho fatto, lo rifarei, ho sempre protetto e sempre proteggerò mio figlio. Tante menzogne sono state scritte sull’episodio della dinamite, tutte malvagità dettate da chi – e sono tanti – vorrebbe silenziarmi. La storia la trovate su http://www.antimafiaduemila.