“Entro fine settimana”. È questa l’indicazione che Graziano Delrio dà sulla formazione del nuovo governo arrivando a Montecitorio nel giorno in cui si aprono le consultazioni per la formazione dell’esecutivo Renzi. Il presidente del Consiglio incaricato dato il via in mattinata gli incontri con Centro Democratico, seguito poi da Maie-Api, minoranze linguistiche, Psi, Fratelli d’Italia e Gal. Nel primo pomeriggio Renzi ha visto anche i gruppi di Per l’Italia, Svp-Pat, Lega nord, Scelta civica e Sel. A chiudere il primo giorno di consultazioni, l’atteso incontro con la delegazione del Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, che ha posto un netto veto sulla patrimoniale, si è rallegrato del fatto che Vendola non farà parte del nuovo governo, e ha chiesto un “garantista alla giustizia”, oltre a politiche per le famiglie e a un sostanziale smatellamento della legge Fornero. A quanto risulta al VELINO, inoltre, entrando nel merito numerico della presenza di Ncd al governo, Alfano avrebbe chiesto quattro ministri e 15 sottosegretari.. Domani invece ci saranno le consultazioni con Forza Italia e Pd. Il segretario di Scelta civica Stefania Giannini ha espresso la volontà di una “partecipazione convinta” e con un ruolo “in prima linea” al governo che Renzi è incaricato di formare. L’esponente montiana auspica che la legislatura abbia “un lungo respiro” e che sia “una legislatura costituente: accanto alle riforme strutturali devono essere realizzate le riforme istituzionali”. Dalla Lega è invece arrivato un no secco: “Non siamo pagati per dire no a priori, vorremmo tanto dire dei sì. Ma se su Europa, federalismo, immigrazione la nave va in senso contrario, non ci resta che la battaglia paese per paese”, ha detto il segretario del Carroccio Matteo Salvini dopo avere incontrato Renzi. Sulle riforme “non staremo a vedere ma proporremo”, in particolare sulla riforma del titolo V e sul completamento del federalismo fiscale, ha assicurato Salvini. “Sfidiamo la maggioranza a completare il percorso”, ha aggiunto. “Temiamo ci sia voglia di riaccentrare competenze e soldi: se Renzi è per riportare a Roma competenze e soldi non ci siamo, la guerra sarà totale”, ha avvisato ancora il leader del Carroccio. “Su cosa ci siamo trovati d’accordo? Sostanzialmente su nulla”, è stata la sua sintesi.
Più sfumata ma sempre alternativa a Renzi la posizione di Sel. “Siamo indisponibili a partecipare o contribuire alla nascita di un esecutivo che si fondi sul compromesso tra parte del centrosinistra e parte del centrodestra”, ha scandito il leader di Sel Nichi Vendola. Puntualizzando che comunque Sel non si collocherà “sul terreno dell’opposizione demagogica” e che coltiva l’ambizione di essere “una sinistra di governo” e “non una sinistra poltrone”. Visto che Sel non ha mai fatto “un’opposizione faziosa e pregiudiziale” non avrà “nessuna esitazione a riconoscere un valore utile” a iniziative del governo, qualora le ritenesse meritevoli, ha concluso Vendola. Tema prioritario, per il nuovo governo, deve essere quello del lavoro. Ma è essenziale che il piano per il lavoro annunciato da Renzi “non sia contro i lavoratori” e che si provveda al “rilancio di un vero welfare”. Il governo Renzi è “l’ultima carta per il Paese”, ha detto il leader di Centro Democratico Bruno Tabacci al termine del faccia a faccia con Renzi. Secondo Tabacci, quello di Renzi è un governo “utile per la dimensione dell’impatto di speranza che ha creato nel Paese e per il respiro di legislatura che dà”. Per il leader di Centro Democratico poi è un bene che non si vada a votare, viste le condizioni di crisi del Paese e della politica. Tabacci ha sottolineato anche il peso del suo piccolo partito nell’accesso al premio di maggioranza e il risultato alle elezioni regionali in Sardegna. “Senza il nostro 0,5% – ha fatto notare – il Pd non avrebbe preso il premio di maggioranza. Questi sono i conti giusti e quindi se volete pensare a una coalizione vincente dimenticatevi le gioiose macchine da guerra, noi potremo dare un contributo da distinti. E lo daremo con grande soddisfazione”.
“Renzi ha mostrato sensibilità vera nei confronti degli italiani all’estero, che rappresentano gli ambasciatori del made in Italy”, ha fatto sapere il deputato Maie-Api (gruppo Misto) Franco Bruno. “Ci sono differenze su alcuni temi come la legge elettorale e l’impostazione delle prossime europee – ha aggiunto -. Continueranno i contatti con la squadra che sta lavorando al programma e contiamo che ci siano le premesse per fare un lavoro insieme”. Le Minoranze linguistiche hanno annunciato che aspetteranno “il passaggio in Aula per valutare se dare la fiducia a questo governo” mentre i socialisti di Riccardo Nencini si aspettano “un cronoprogramma preciso, come da tradizione nordica e anglosassone e una maggioranza certa”. E Fratelli d’Italia ha chiarito: “Valuteremo nel merito i provvedimenti. Alcune questioni hanno la nostra netta opposizione, su altre si può discutere”. La mattinata di consultazioni si è conclusa con i Popolari per l’Italia, la cui delegazione era formata da Pierferdinando Casini, Lorenzo Dellai e il ministro uscente della Difesa Mario Mauro. “Abbiamo presentato al presidente incaricato la nostra disponibilità a concorrere alla formazione del governo a precise condizioni – ha spiegato Mauro -. Per prima cosa abbiamo chiesto che l’esecutivo abbia un orizzonte di legislatura e che sia concentrato sulle priorità del lavoro, delle famiglie e delle imprese. In secondo luogo che la legge elettorale sia logicamente e temporalmente connessa alla riforma costituzionale che superi il bicameralismo”. Una timida apertura è arrivata anche dal gruppo Grandi Autonomie e Libertà di Palazzo Madama. “Il gruppo – ha spiegato il senatore Mario Ferrara – ha al suo interno una certa dialettica e sarà sviluppata con attenzione nei prossimi giorni, una volta letto il programma e sentita l’illustrazione che il governo farà nelle Aule del Parlamento”.