Non è vero che la Resistenza sia una storia soltanto del Nord, scrive Aldo Cazzullo in un articolo sul Corriere del Mezzogiorno. “La Resistenza ha avuto al Sud episodi di grande coraggio e dignità, a cominciare dall’insurrezione di Napoli, e ha conosciuto stragi nazifasciste come quella di Acerra. E la Resistenza fu fatta anche da nobili figure di uomini e donne del Sud. Era pugliese don Pietro Pappagallo, che nella Roma occupata dai nazisti crea una rete – di cui pare facessero parte anche falsari di professione – per fornire documenti agli ebrei e ad altri perseguitati. Lo presero, lo torturarono per giorni. Lui tacque. Nella cella pregava tutta la notte, a bassa voce per non svegliare i compagni. All’alba recitava 11 Salmo 78 inginocchiato verso la porta: «Introeat in conspectu tuo gemitus compeditorum…», giunta al tuo cospetto il gemito dei prigionieri. Poi ricominciavano le torture. Sul camion che lo porta a morire alle Ardeatine, don Pappagallo confessa e assolve i compagni.
Eia napoletano Luigi Giarnieri, comandante dei carabinieri di Tarvisio, che salva decine di partigiani dal plotone
d’esecuzione. Nel giugno sale sul Grappa e si unisce ai patrioti di Italia Libera. Ferito,catturato, torturato, impicca-
to in piazza a un uncino accanto a un negozio di frutta e verdura, con un cartello al collo: «Ero ribelle e questa è la mia fine». Ed era di Napoli il maresciallo Ciro Siciliano, comandante della stazione di Forno, divenuta quartier generale dei partigiani dell’entroterra spezzino. Il maresciallo sarà massacrato con decine di uomini che aveva
accolto e protetto: è lui a invitare gli altri a gridare «Viva l’Italia».(…). La Resistenza – conclude Cazzullo – ha avuto le sue pagine nere, ma fu un fatto di popolo; patrimonio di una comunità, non di un partito; della nazione, non di una fazione. Per questo il 25 aprile è anche una festa del Sud”.