DI LAURA BERCIOUX
Mafia, concussione e altri reati per Paolo Giambruno, Direttore del Dipartimento di Prevenzione veterinario Asp e Presidente dell’Ordine dei Veterinari di Palermo. Dino Petralia, i sostituti Calogero Ferrara e Claudia Bevilacqua, hanno emesso un provvedimento di “interposizione fittizia di beni aggravato dall’avere agevolato esponenti di Cosa nostra”. Dalle indagini della Digos sarebbe emerso che il funzionario intrattenesse rapporti imprenditoriali con Salvatore Cataldo. Ora Giambruno è indagato per i reati di concussione, tentata e consumata, abuso d’ufficio, falso e truffa aggravata, commessi nell’esercizio delle sue funzioni. Salvatore Cataldo, boss di Cosa Nostra a Carini già condannato nel 2012 per associazione mafiosa, è tuttora in carcere: dalle indagini pare che Giambruno si fosse impegnato per evitare che i beni del mafioso fossero sequestrati.
Il legame tra i due accertato va dal 2005 al 20013. La mega inchiesta è partita grazie alla denuncia del medico veterinario del servizio sanitario pubblico che spiegò agli inquirenti le presunte illegalità commesse della gestione del Dipartimento dell’ASP. Tra intercettazioni e indagini, oggi sono in 29 ad aver ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini: numerosi funzionari e dirigenti dello stesso dipartimento veterinario, allevatori e amministratori di aziende. I reati ascritti sono: abuso d’ufficio, concussione, falso ideologico, truffa aggravata e commercio di sostanze alimentari nocive. Cosa faceva il medico veterinario Giambruno? Commercializzava bestiame infetto la cui carne per fortuna è stata bloccata prima che finisse nelle macellerie, oltre ai certificati falsi per permettere ad una azienda di Carini che produce dolci e una che produce pesce a Lampedusa, di poter esportare tranquillamente all’estero la merce.
A casa e nell’ufficio di Giambruno sono stati trovati e sequestrati come prova dei rapporti con il boss Cataldo, atti di compravendita di beni mobili e immobili, cessione di quote societarie, verbali di assemblee, atti costitutivi e statuti di società che si occupano di compravendita immobiliare e vendita di barche, documentazione finanziaria e bancaria. Sono stati sequestrati i conti correnti, titoli bancari, Penta Engineering Immobiliare srl con sede a Palermo, Unomar Srl di Carini, Marina di Carini srl con sede legale a Palermo. Ma non finisce qui, a casa del direttore del Dipartimento Veterinario sono stati trovati titoli di credito che riconducono alla famiglia mafiosa dei Pipitone: con questi ultimi Giambruno avrebbe chiuso un affare immobiliare e uno stabilimento industriale a Carini, comprato a due milioni e 600 mila euro e rivenduto a tre milioni e 250 mila. Insomma l’intreccio mafioso tra Giambruno che garantiva con i suoi assegni per le transazioni, permetteva al boss Cataldo di gestire gli affari anche dalla cella del carcere.