DI SIMONA D’ALBORA
Raccontare cosa sia il biocidio a un sedicenne è una crudeltà, soprattutto se quel biocidio è la causa della sua morte. Così accade ad Acerra, che un ragazzino che avrebbe dovuto passare l’adolescenza a tirare calci ad un pallone, a uscire con i suoi coetanei, abbia dovuto sostituire tutto questo con letti d’ospedale, cure mediche, flebo e che la famiglia abbia dovuto accettare con rassegnazione di seppellire proprio quel ragazzo di 16 anni. Marco non ce l’ha fatta, si è ammalato e poi è morto, giusto il tempo di vivere la sua ultima pasqua. E adesso gli abitanti di Acerra si chiederanno se Marco sia stato l’ennesima vittima di quella criminalità che senza scrupoli ha violentato l’ambiente rendendolo un nuovo veicolo di morte, vittima anche di quelle Istituzioni, locali, regionali e nazionali, che ancora non si rendono conto fino in fondo della gravità della situazione e che in alcuni casi giocano sull’ambiguità e sul dubbio che la morte o la malattia non possa essere correlato al crimine commesso sull’ambiente.
Istituzioni che hanno risposto al biocidio con un decreto Terra dei Fuochi che ad oggi ha dimostrato tutti i suoi limiti e le sue carenze, ma che forse serve a mettersi a posto con la coscienza. Marco è l’ennesima vittima giovane di un’Istituzione che poco o niente ha fatto per un’inversione di rotta di un territorio non più ammalato ma incancrenito che contribuisce a rendere sempre più basse le aspettative di vita in Campania rispetto alle altre regioni.
Acerra è un paese martoriato, martoriato dai veleni che intossicano, da una politica che non trova soluzioni e che nulla ha fatto per mettere in campo azioni concrete di bonifiche e risanamento di un territorio malato. Il Comune non ha nemmeno presentato alcuna osservazione al Piano Regionale di Bonifiche. A dirlo è la popolazione, sono quelle mamme che anche oggi sono scese in piazza per protestare contro lo spaventoso aumento delle polveri sottili nell’aria registrato dalle centraline dell’Arpac. Con le loro mascherine (lotta impari contro il veleno che uccide) hanno bloccato gli incroci principali della città per scuotere l’immobilismo delle Istituzioni, stanche dell’infanzia che criminali, Istituzioni e indifferenza stanno negando ai loro figli.