di Antonio Troise
Avrebbe dovuto essere una piccola grande rivoluzione per il fisco italiano, che ci ha da sempe abituato al suo linguaggio astruso e alle sue procedure farraginose. L’operazione del modello 730 on line rischia di diventare, invece, una beffa per oltre dieci milioni di contribuenti. Il motivo? Semplice: le nuove norme che hanno aumentato la responsabilità dei commercialisti o dei Caf faranno lievitare le tariffe. Anzi, in molti casi, renderanno a pagamento quello che prima era gratuito. Con buona pace di chi ancor aspetta una riduzione del carico fiscale.
Certo, nessuno si è mai illuso che la dichiarazione on line ci avvicinasse, con un colpo di bacchetta magica, ai livelli di “semplicità” e “usabilità” dei paesi più virtuosi, Germania in testa, dove tocca al fisco a calcolare l’esatto ammontare delle imposte e al contribuente di verificare se il calcolo sia corretto. Il problema non consiste nella potenza dei database o nella capacità di incrociare banche-dati. Da questo punto di vista l’Italia può contare su archivi elettronici e sistemi gestionali all’avanguardia. Il vero nodo è tutta nella complessità della nostra macchina fiscale, nell’articolato sistema fatto di deduzioni e detrazioni, nella miriade di norme e codicilli che rendono la dichiarazione fiscale non solo onerosa ma estremamente difficile. Un’operazione che, per le imprese – giusto per fare un esempio – equivale ad affrontare un vero e proprio labirinto con centinaia di adempimenti.
Il tema, certo, non è nuovo. Tanto che da mesi è all’ordine del giorno la legge delega sul riordino del sistema fiscale, che prevede proprio una forte iniezione di “semplificazione”. Ma, con il modello pre-compilato, forse, si è fatto un passo falso. L’obiettivo è sicuramente condividibile: rendere quasi automatica, per oltre dieci milioni di contribuenti, la dichiarazione fiscale. Il metodo adottato, però, non è quello più giusto. Sarebbe stato più opportuno affrontare prima il problema dello snellimento delle norme e degli adempimenti per poi arrivare alla dichiarazione “a domicilio”. Ne avremmo tratto tutti un vantaggio, anche i contribuenti oggi esclusi da questa opzione.
E’ vero che oggi, con un bilancio pubblico praticamente bloccato e condizionato dagli impegni assunti con l’Europa, margini di manovra per puntare su una riduzione delle tasse non ce ne sono. Ma ci sono riforme che si possono fare subito e che potrebbero avere un grande effetto sull’economia. E’ proprio il caso della semplificazione del sistema fiscale. Costa poco o niente, potrebbe agevolare la lotta contro l’evasione e, in prospettiva, portare a un taglio delle imposte. Peccato che, al momento, stiamo andando in una direzione opposta.