Matteo Renzi – Quella di ieri, è stata una giornata cruciale per il premier e per il governo. Dopo un lungo colloquio al Quirinale, Sergio Mattarella gli assegna l’interim alle Infrastrutture, dopo le dimissioni dell’ex ministro Lupi. Nella maggioranza le acque sono agitate: tra Ncd e Scelta Civica è scontro ma Renzi resta ottimista. Parlando di fronte agli studenti della Luiss School of government, il premier difende le scelte fatte, dall’articolo 18 all’Italicum, e respinge le accuse di “deriva autoritaria”: non sono un dittatore, dice, chi non decide crea la palude e tradisce così la democrazia.
Pd – Dopo che Giuliano Pisapia ha annunciato che non si ricandiderà per un secondo mandato da sindaco di Milano, i democratici meneghini guardano avanti. Quello che vogliono evitare è che la scelta del prossimo candidato venga fatta a Roma. Per questo, appena terminata Expo, ci sono in programma le primarie di coalizione, con un comitato di saggi a garantire la trasparenza e con l’ipotesi di allargare la consultazione anche all’area metropolitana. I nomi più gettonati sono quelli di Emanuele Fiano e Pierfrancesco Majorino, ma il successore del sindaco arancione potrebbe essere anche l’attuale commissario unico di Expo, Giuseppe Sala. Sull’altro fronte, è pronto a candidarsi per la poltrona di Palazzo Marino Matteo Salvini: il leader del Carroccio ha detto di essere a diposizione, ma solo se anche il centrodestra farà le primarie.
Il centrodestra – Silvio Berlusconi sarebbe ancora tentato dalla corsa in solitaria alle Regionali, soprattutto alla luce del caos che sta attraversando il Nuovo centro destra, anche se l’ipotesi resta la meno probabile. Per l’ex Cavaliere l’alleanza ideale resta quella che riunisce tutte le anime del centrodestra, ma nell’impossibilità di ottenerla la mediazione possibile è solo una: in Veneto si va con la Lega, in Campania con i centristi. Per fare chiarezza sulla strategia da tenere, il leader azzurro si prepara a convocare un Ufficio di presidenza del partito tra giovedì e venerdì, mentre sullo sfondo rischia di scoppiare fragorosamente la frattura con Raffaele Fitto e i più di 30 parlamentari che fanno parte della sua fronda.
Politica estera
Francia – Anche se i risultati definitivi delle provinciali si conosceranno solo domenica prossima dopo i ballottaggi, alcuni dati sono già evidenti. Il primo è che il ritorno politico di Sarkozy è stato un successo: Sarkò e i suoi alleati centristi sono il primo partito con il 29,4% dei voti. Altro dato più che palese: il Front National, il partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen, conquista a macchia la Francia con un 25,24% e impone i suoi candidati in metà degli scrutini del secondo turno. Chiudono il quadro i socialisti del presidente Hollande, che rimediano al disastroso 14% delle Europee attestandosi al 21,8% ma rischiano di perdere almeno la metà delle 61 provincie che attualmente amministrano. Sui risultati ha inciso parecchio anche la divisione della sinistra: se ci fossero state liste unitarie, quasi la metà dei candidati sarebbe passata.
Libia – Nonostante la ripresa dei combattimenti vicino a Tripoli, l’inviato dell’Onu Bernardino León continua a essere ottimista sul raggiungimento di una possibile intesa e sulla formazione di un governo di unità nazionale. Lo schema prevedrebbe una terna al governo della Libia: il primo ministro dovrebbe essere una figura di competenza e prestigio riconosciuta in tutto il Paese; ci sarebbero poi due vice, uno indicato da Tripoli, l’altro da Tobruk. All’incontro a Bruxelles con 34 sindaci di altrettante città libiche c’era al fianco di León Federica Mogherini. L’Alto rappresentante Ue per la politica estera ha ribadito che, per ora, non è previsto alcun intervento militare.
Economia e Finanza
Grecia – Toni concilianti e cooperazione ma anche linea dura e fermezza. Questo è il risultato dell’incontro di Berlino tra Alexis Tsipras e Angela Merkel. La cancelliera ha ribadito di non poter fare promesse sulla liquidità, ma ha sottolineato che sugli accordi conclusi con i precedenti governi ellenici si può trattare. La Merkel dice di volere una Grecia forte, ma i messaggi che invia ad Atene sono netti, come nel caso delle riparazioni di guerra che la cancelliera definisce una «questione chiusa». Dal canto suo, Tsipras conferma che il Paese rispetterà gli accordi, mentre una voce proveniente da Atene dice che il premier sarebbe arrivato a Berlino con una lista di riforme per risanare l’economia greca che però non ha presentato. Intanto sul salvataggio della Grecia e sulla crescita dell’Europa esprime ottimismo il presidente Bce Mario Draghi: i progressi ci sono, dice, ma servono le riforme.
Caso Pirelli – Il titolo del gruppo milanese cavalca ancora l’onda di Piazza Affari: ieri, l’azione ha chiuso a 15,50 euro (+1,77%) rimanendo al di sopra dei 15 euro stabiliti per l’Opa di ChemChina. Intanto, il numero uno di Pirelli, Marco Tronchetti Provera, che in base all’accordo con i cinesi resterà a capo dell’azienda fino al 2021, rassicura i lavoratori. Intervistato dal Corriere della Sera, Tronchetti Provera dice che «cuore e testa del gruppo resteranno in Italia, e l’intesa con i cinesi non avrà alcun impatto sull’occupazione». E sulla scelta di consegnare Pirelli in mani straniere, l’ad dice: «L’Italia non ha creato le condizioni per attrarre i grandi investitori e per far crescere le aziende medie. Quando una compagnia decide di andare via dal nostro Paese, ci si dovrebbe chiedere perché».