di SIMONA D’ALBORA
La definizione Terra dei Fuochi nacque, purtroppo, per delineare una vasta area dell’Italia meridionale tra le province di Napoli e Caserta, caratterizzata dalla forte presenza di rifiuti tossici e soprattutto di numerosi roghi di rifiuti. Furono quei roghi a caratterizzare la definizione. Era il 2003 quando Legambiente coniò questa espressione nel Rapporto Ecomafie 2003 . Terra dei Fuochi venne poi ripresa dallo scrittore Roberto Saviano nel suo libro Gomorra.
TERRA DEI FUOCHI NORD E SUD
Eppure oggi Terra dei Fuochi è un termine che viene esteso a qualsiasi area (nord o sud) nella quale vengono trovati rifiuti tossici sversati illegalmente o inquinata da industrie che ne hanno compromesso la salubrità. Nord e Sud uniti da una stessa definizione, ma le modalità della Terra dei Fuochi sono molto diverse, soprattutto perché al nord mancano i roghi che purtroppo caratterizzano ed inquinano ancor di più il territorio e soprattutto perché al sud è nata una sorta di ribellione spontanea alla criminalità colpevole di devastazione ambientale.
TUMORI
Stando allo Studio Sentieri, redatto dal’Istituto Superiore di Sanità, sono circa 5 milioni gli italiani che vivono in territori tendenzialmente pericolosi, in prossimità di discariche, industrie e terreni inquinati, i cosiddetti Siti di interesse nazionale per le Bonifiche (Sin), di questi, un quinto sono bambini e ragazzi al di sotto dei 20 anni d età, la fascia più fragile ed esposta allo sviluppo di malattie. In questi luoghi, le morti per tumori toccano il 43%, a fronte di una media nazionale che si attesta al 30%. Nonostante in Campania si registri il più alto numero di tumori, è Brescia la città dove si muore di più di tumore. Esiste una correlazione diretta tra i Policlorobifenili (Pcb) e le diossine, i veleni dell’industria chimica che hanno devastato il territorio, e l’aumento delle neoplasie. A incidere sulla mortalità dei bresciani la presenza dell’industria Caffaro, che per quasi un secolo ha prodotto Pcb, riversandone 150 miliardi di microgrammi nell’aria e inquinando le acque di irrigazione.
NOVARA
Ma è anche la criminalità a non aver risparmiato il Nord: il traffico illecito dei rifiuti tocca da vicino tutto il settentrione e la Lombardia dell’Expo 2015. Emblematico per tutti il caso di Romentino, in provincia di Novara, recentemente segnalato in un’inchiesta da Claudio Pappaianni. Romentino è il paese delle cicogne e delle cave e proprio su quelle cave che la ndrangheta ha messo gli occhi. In una vasta area convivono risaie e cave, da quelle cave viene estratta la sabbia per le costruzioni fino alla falda acquifera e scavando fino a dove si coltiva il riso. Il 20 gennaio 2010 Ettore Marcoli, discendente di una delle famiglie più importanti di proprietari di cave, viene ammazzato, mandante del delitto Francesco Gurgone. Gurgone voleva usare la cava a suo piacimento riempiendola con materiali altamente inquinanti. Marcoli si è opposto al progetto ed è stato sparato. Il business delle cave è alto, ma quello dell’escavazione della sabbia è inferiore all’uso criminoso che se ne fa. Richiudere le cave con materiali non conforme, Pcb, terre inquinate, materiali pesanti è la vera impresa criminale che fa lievitare i guadagni. All’interno delle cave materiali non conformi si confondono facilmente col terreno e sono mescolati col terreno, l’intera zona a vocazione agricola è comunque compromessa, materiale altamente tossico viene trasportato dall’acqua che così inquina le risaie. Nel 2008-2009 sono stati contati 5000 camion che hanno sversato all’interno di una cava materiale non conforme.
È chiaro che: “i rifiuti economicamente rendono più degli stupefacenti e i rischi sono molto minori” come ha sottolineato un investigatore del Noe, il Nucleo operativo ecologico.
NORD E SUD
I crimini ambientali avvenuti tra la provincia di Napoli e Caserta, hanno scosso le coscienze del sud. È nata, infatti, una sorta di ribellione contro chi per anni ha sversato rifiuti illegali nel nostro territorio. Questa ribellione ha portato alla nascita di comitati in difesa dell’ambiente e unito mamme che hanno visto i loro figli ammalarsi di tumore a morire. Figure religiose di spessore, come quella di Padre Maurizio Patriciello e luminari della scienza, come Antonio Marfella, quasi da subito hanno iniziato a denunciare quanto era accaduto e stava ancora accadendo e a dimostrare la correlazione tra il crimine ambientale commesso e l’aumento dei tumori.
Al nord manca tutto questo, ogni tanto qualche inchiesta fa luce su quanto la criminalità abbia compromesso l’equilibrio ambientale, gli stessi dati evidenziano l’alto tasso di mortalità in città come Brescia, le inchieste fanno emergere realtà inquietanti, e basta qualche scavo riportare in superficie dal terreno veleni pericolosissimi. E’ successo durante i lavori per la costruzione della Tav tra Milano e Venezia, in diversi cantieri dal sottosuolo sono emerse scorie di fonderia. Sembrerà paradossale ma “Al nord esiste una coscienza della tutela del proprio territorio molto più bassa di quella del sud – dichiara Lucio Iavarone – ed esistono anche interessi molto più alti. Tutti hanno paura di denunciare perché ci sono gli interessi delle grandi aziende da tutelare e perché comunque quasi tutti hanno i loro interessi”