Antonella Catrambone
“L’Europa, il sogno ed il grande incubo” è il titolo dell’aperitivo culturale tenutosi ieri pomeriggio alla presenza di Diego Fusaro, scrittore e saggista; Charlie Barnao, Sociologo e professore universitario e Ulderico Nisticò, storico e scrittore. L’evento è stato ospitato dal locale “Mops” nel quartiere lido della città di Catanzaro ed è stato organizzato e promosso dalle associazioni universitarie “Dike”, “Idea universitaria”, dal costituendo movimento “#resetCatanzaro” e dall’associazione di promozione sociale Astarte. Protagonista della serata anche la libreria “Ubik”.
Il dibattito è nato dall’idea di dar vita ad una critica costruttiva sulla questione europea, dalla gestione della crisi del debito alla sovranità degli Stati, dalle politiche messe in atto dai burocrati europei, al ruolo della Calabria in Europa considerata la sua posizione geografica e la sua storia.
La discussione è stata moderata da Giulia Zampina che ha da subito posto una riflessione sul senso di Europa in misura alla identità dell’Italia. Secondo Fusaro il tema dell’Europa può essere affrontato da diversi angoli prospettici, uno dei quali è quello di interrogare la situazione europea odierna alla luce delle analogie storiche con il passato in cui può essere interessante l’Unificazione italiana che Gramsci definiva “Questione meridionale” e che ha visto l’annessione del nord al sud con un consequenziale arricchimento del settentrione sulla base di una vera e propria accumulazione ai danni del meridione.
La seconda analogia storica a cui Fusaro fa riferimento è l’unificazione della Germania del 1989 o meglio l’annessione alla Germania ovest della Germania est alla quale è stato imposto un regime economico di produzione che non le apparteneva e quindi un regime fondato su due aree diverse e non integrate. Alla luce di queste premesse si può ritenere che anche l’Unione Europea nasca come “germanificazione dell’Europa”, ossia come imposizione del modello tedesco con cui sono state annesse le altri parti d’Europa.
La tesi sostenuta da Fusaro e condivisa dagli altri relatori si basa sul fatto che l’odierna Unione Europea sia nata con un processo che va aldilà delle differenze che contraddistinguono gli stati che la compongono. Attualmente, infatti, l’Europa si caratterizza per una questione economica più che politica e culturale in cui lo spirito prevalente è quello del Fiscal Compact e della crescita dei profitti. Si è assistito, pertanto, ad una imposizione, ai Paesi di diverso livello storico e produttivo, di un modello che non era propriamente il loro e si è imposta una moneta, l’euro, a realtà economiche completamente differenziate laddove invece il sistema europeo avrebbe dovuto essere l’approdo di un processo lungo, mediato e meditato. Ed è su questo punto che si pone l’attenzione di Barnao secondo cui gli economisti hanno dimostrato di non saper prevedere cosa sarebbe successo rispetto alla crisi ed in più quali fossero le ragioni della crisi economica che sono tutte di matrice culturale e sociale. “Fermiamo il tema economico ed occupiamoci dell’integrazione sociale e culturale. Gli economisti non sono la soluzione”.
Che gli economisti e l’economia non siano la soluzione al problema della crisi è una tesi sostenuta anche da Nisticò secondo cui la fase buia che l’Italia sta attraversando nasce a causa della politica, incapace di rendersi attrice di scelte coraggiose per lo sviluppo del Paese ed è con rammarico che constata l’assenza di una politica intesa nel senso più alto e nobile del termine. L’accento, pertanto, viene posto sulla incapacità dei burocrati di guidare l’economia anziché ingerirsi in essa e condizionarla in relazione ai propri interessi. La storia insegna che l’Europa ha radici antichissime, infatti, così come afferma Nisticò, “non è una invenzione del 1945 ma, risale al periodo immediatamente successivo alla caduta dell’impero romano da un lato e all’invasione araba dall’altro. L’Europa del 1945 non è altro che una burocrazia nata per evitare le guerre”.
Se così fosse si potrebbe ragionare sulla bontà di Europa. Ma secondo Fusaro così non è perchè in verità le guerre nella odierna Europa ci sono, è una guerra di tipo economico “siamo già in guerra non con carro armato e mitra ma con spread, Fiscal Compact e Troika”.
L’incontro si è concluso con un giudizio unanime: nessuno è pregiudizialmente contrario al concetto di Europa e l’idea di Europa non è sbagliata, è stata utilizzata male e è proprio per questo che il debito andrebbe tutto rinegoziato.