Maria Tiziana Lemme
Ieri sette dicembre 2014 s’è spento, a Napoli, Oreste Zevola, artista fra i più eclettici e sensibili, appartenente a quell’area culturale partenopea in grado di spingersi ben oltre il Vesuvio. Ha vissuto fra Napoli, Parigi e Bomarzo, e la felicità che aveva nel tratto del disegno l’ha spinto a spaziare e a sperimentare, a dare forme anche tridimensionali ai segni, sempre umanoidi e stilizzati, spesso canine, ispirati in quale modo agli ex voto, che con tratto sicuro segnava su la carta. Oltre ai disegni, ha realizzato gioielli – in argento – ceramiche, sculture, vassoi in acciaio, e è stato riferimento anche per il teatro, disegnando i bozzetti per la messa in scena, per esempio, di Antigone. O per il cinema. Ha illustrato le pagine del Washington Post sul tema del traffico di armi in Africa con un disegno, uno dei pochi a colori , che raffigura un uomo che ha nel petto un cuore tagliato a metà da un coltello; a sinistra un albero che ha per frutti teschi, a destra un altro albero ha frutti-fucili.
Spesso, le sue immagini raffiguravano teschi, cuori, coltelli, ma anche fiamme capaci di sprigionarsi da una bocca, da una mano, con una ironia che, sottomessa al comune, umano destino della dipartita, non poteva far altro che adeguarsi al caso. Quelle fiamme sono state il suo legame con la sua città e con quel vulcano che, da un momento all’altro, potrebbe svegliarsi.
Attento e presente alle tematiche sociali, in grado di affascinare anche i minori reclusi nel carcere di Nisida, ai quali tenne corsi di disegno, ha lavorato e collaborato con artisti e riviste sino alla fine. Più volte i suoi lavori sono stati selezionati dalla Society of Illustrators of New York e inseriti nella pubblicazione annuale. L’ultima sua mostra a Roma, s’è conclusa nel novembre scorso. Si intitolava Refulgenzia. «Mi piace pensare al mio lavoro come una serie di fiammelle che si accendono per un attimo prima di scomparire nel nulla».
I funerali oggi a Napoli , nella chiesa dei Salesiani di via Morghen, alle 13,30.
Era nato nel 1954, e è stato amico fra i più cari.