Antonio Troise
L’idea e’ sicuramente ambiziosa. E va nella giusta direzione: quella di una semplificazione del sistema fiscale italiano. E’ dai tempi di Giuliano Amato e del suo je accuse contro il fisco lunaredegli anni Novanta che i governi della prima e della seconda Repubblica, tentano di disboscare quell’enorme mole di tasse e tributi che rendono estremamente difficile la vita del cittadino contribuente. Per questo, la proposta di una local tax lanciata ieri dal premier, Matteo Renzi, è importante per almeno due motivi. Il primo è che cerca di mettere finalmente ordine in quella mole di adempimenti e scadenze che spesso rappresentano una vera e propria corsa ad ostacoli per i cittadini e le imprese. Un sistema che aumenta a dismisura il rischio degli errori e che rende, sull’altro fronte, anche più complessi e difficili i controlli anti evasione. Ma l’imposta unica consente anche di avere l’esatta percezione di quello che i cittadini versano ogni anno nelle casse dei Comuni potendo quindi giudicare meglio l’operato della propria amministrazione. Un modo, insomma, per coniugare il federalismo fiscale e responsabilità gestionale.
Tutto bene, allora? Prima di esprimere un verdetto definitivo bisognerebbe capire, con precisione, quali sono i tributi che entrano nella nuova imposta, con quale aliquota e con quali vantaggi effettivi per i contribuenti. È vero che, per ora, parlare di una riduzione delle tasse sarebbe temerario. Del resto, proprio per venire incontro alle richieste dell’Ue, il governo ha dovuto ridimensionare il promesso taglio delle tasse previsto nella prima versione dellalegge di stabilità. Ma è anche vero che, la strada per una ripresa dei consumi e, quindi, dell’economia passa proprio attraverso una forte riduzione delle imposte.
Negli ultimi mesi, l’accorpamento dei diversi tributi che gravano sulla casa, si è trasformato in un boomerang per i contribuenti che, in molti casi, si sono trovati a pagare di più rispetto alle precedenti imposte. Ora, con la local tax, si dovrebbe almeno garantire il principio dei saldi invariati, evitando che dietro la necessaria semplificazione possa nascondersi un incremento del carico fiscale. Ma, proprio per questo, più che procedere con singoli pezzi, sarebbe finalmente opportuno che il governo portasse avanti quella riforma organica del nostro sistema fiscale prevista dalla legge delega in discussione in Parlamento. Sarebbe quella l’occasione più giusta per ridiscutere anche sulle imposte dei Comuni, mettendo nero su bianco la local tax. Senza fughe in avanti ma, soprattutto, senza continuare con annunci che rischiano solo di creare incertezze normative e nuova confusione. Sul fronte fiscale ce n’è davvero tanta. Sicuramente troppa.
fonte: L’Arena