Politica interna
Renzi – Replica decisa di Matteo Renzi alle parole di Rosy Bindi, che dal corteo Cgil bolla come “imbarazzante” la Leopolda fiorentina: “Non consentiremo a quella classe dirigente di riprendersi il Partito democratico e di riportarlo dal 41% al 25%, non consentiremo di fare del Partito democratico il partito dei reduci”. Renzi non ha paura delle manifestazioni di piazza, “che non sono mai state la risposta al precariato”, né tantomeno che a sinistra si crei qualcosa di diverso, ma “sarà bello capire se è più di sinistra restare aggrappati alla nostalgia o provare a cambiare il futuro”. La sfida alla vecchia guardia è dunque lanciata, e il confronto non tarda a infiammarsi. Susanna Camusso, da Torino, controbatte: “Mi pare che il premier non ha argomenti per contrastare ciò che abbiamo detto circa i cambiamenti della delega al lavoro” … “Domani (oggi, n.d.r.) incontreremo il governo, speriamo si possa discutere”. La minoranza Pd è pronta a dare battaglia. Alfredo D’Attore dichiara che “se Renzi punta a una rottura se lo tolga dalla testa: resteremo nel partito per correggere le sue politiche sbagliate”.
Landini – Maurizio Landini nega, ma anche se non lo dice è convinto che dopo la manifestazione di sabato si parlerà del “partito di Landini”, una forza politica che potrebbe sfidare da sinistra il premier Renzi. Giorgio Airaudo, deputato Sel con un passato in Fiom, conosce bene Landini e commenta un’eventuale discesa in campo del segretario della Fiom sottolineando che i metalmeccanici “non possono permettersi di perdere una guida come Maurizio”. Ma precisa anche che a sinistra “c’è una domanda politica molto consistente che incontra la figura di Landini. La gente s’identifica con lui per la sua credibilità e la sua coerenza”. A riguardo il numero due di Sel Nicola Fratoianni dichiara: “Landini farà quello che deciderà lui stesso” … “qualsiasi cosa deciderà di fare”, aggiunge, “la farà con grande efficacia”.
Grillo – Beppe Grillo lancia una nuova provocazione: “La mafia aveva una sua morale”, tuona il leader del M5S dal palco di Palermo. Grillo parla di una “condotta morale” che la mafia avrebbe perso nel momento in cui “è stata corrotta dalla finanza”. E ancora: “Non c’è differenza tra un uomo d’affari e un mafioso, fanno entrambi affari: ma il mafioso si condanna e un uomo d’affari no”. La frase pronunciata durante lo Sfiducia day, evento organizzato contro il governatore siciliano Rosario Crocetta, non ha mancato di sollevare polemiche. Per il presidente dell’Udc, il siciliano Giampiero D’Alia, quelle di Grillo sono “dichiarazioni deliranti che si commentano da sole” e si chiede se l’ex comico stia per caso chiedendo “con modo antico i voti a Cosa nostra”.
Centrodestra – La tattica di FI, Lega e FdI è quella di marciare divisi per colpire uniti. Apparentemente distanti, i tre partiti dialogano e s’intendono sulla sostanza: a partire dalle alleanze elettorali, dopo gli accordi siglati per le Regionali di novembre. I leader dei partiti lo confermano: c’è l’intenzione di ricostruire un centrodestra che possa competere con Matteo Renzi. Perché, dice il leader della Lega Nord, è vero che “oggi il centrodestra non c’è”, ma è necessario “pensare a un progetto comune, partendo da un programma su economia e lavoro che si basi su flat tax al 15%, via la legge Fornero, difesa del made in Italy”.
Politica estera
Tunisia – Grande affluenza di votanti per le elezioni in Tunisia. Nella notte i laici di Nida Tunis, partito nato due anni fa per contrastare gli islamici di Ennahda, già festeggiano coi clacson gli exit poll non ufficiali che addirittura li danno dieci punti avanti. “Bisogna aspettare i dati del governo”, avvertono cauti i cugini tunisini dei Fratelli musulmani, che quattro anni fa sbancarono col 41%.
Brasile – Dilma Rousseff governerà il Brasile per altri quattro anni. Ha sconfitto il rivale Aécio Neves al ballottaggio con il 51 per cento dei voti contro il 49, il margine più ristretto della storia del Brasile. Il quadro elettorale conferma un Paese spaccato in due, con la Rousseff che domina nel Nordest povero del Brasile, dove più forte è l’effetto dei programmi sociali, mentre è in forte affanno nelle aree più ricche, soprattutto nello Stato di San Paolo.
Economia e finanza
Banche – Emerge un quadro solido del sistema bancario europeo dopo gli stress test condotti dalla Bce. La sintesi di dieci mesi di lavoro, simulazioni e ricapitalizzazioni arriva da Vitor Constancio, vicepresidente Bce, e da Danielle Nouy, capo della Vigilanza di Francoforte. Delle 135 banche sotto esame solo 25 non hanno passato ieri la prova sulla base dei bilanci 2013. E il quadro migliora se si considerano i rafforzamenti avvenuti nel 2014: in questo caso le banche bocciate sono appena 13, per complessivi 9,5 miliardi mancanti. Di questi, 3 miliardi si riferiscono a sole due banche italiane, Mps (2,1 miliardi) e Carige (814 milioni). L’istituto senese risulta essere la banca più debole dell’Eurozona. Nel gruppo delle 13 compaiono anche Bpm e Popolare di Vicenza, che però in realtà sono state salvate perché hanno realizzato una serie di operazioni fuori dall’esame Bce ma conteggiate dalla Banca d’Italia. Promosse tutte le big: Intesa Sanpaolo e Unicredit sono tra le più capitalizzate d’Europa, seguite da Ubi. Anche le Popolari superano l’esame, sebbene diverse siano appena sopra la soglia minima.
Banche/2 – Il giudizio di Bankitalia sul sistema creditizio nazionale, alla luce dei test europei, è positivo. Le banche italiane hanno dimostrato di essere complessivamente solide, perché i 15 istituti sottoposti al Compreehensive assestment della Bce, hanno tutte superato l’impegno più importante, quello della verifica degli attivi di bilancio. Hanno cioè i conti a posto e un capitale che è più consistente dei limiti previsti. Il problema però è che il risultato della seconda parte degli esami, quella degli stress test, è stato peggiore del previsto con 9 istituti colti in difficoltà. Secondo il vice direttore generale della Banca d’Italia, Fabio Panetta, il risultato negativo è però dovuto a calcoli basati su scenari improbabili: 5 anni di recessione, il crollo del Pil come in tempo di guerra, il forte rialzo dei tassi a medio e lungo termine e il riacutizzarsi delle tensioni sul debito sovrano.