Da LA REPUBBLICA: “(…) L’ultima trovata è quella di riservare la visione delle opere d’arte che contengano ‘nudi e altre forti allusioni sessuali’ solo ai maggiori di diciotto anni. Niente foglie di fico né pudiche pecette sulle parti intime, ma qualcosa che rischia di essere ancora più traumatico: la divisione di tutti i musei del Paese in due settori diversi e separati tra loro. Uno consentito ai bambini, un altro agli adulti. Per capirsi, la copia in marmo del David di Michelangelo che accoglie i visitatori del museo Pushkin di Mosca dovrà essere trasferita in una sorta di sala a luci rosse dove sarà necessario un documento per poter accedere. Stessa cosa per chi vorrà ammirare i due giovani avvinghiati in un bacio lussurioso ne ‘L’eterna Primavera’ di Rodin, orgoglio dell’Ermitage di San Pietroburgo. Per non parlare degli autori russi dell’Ottocento e i maestri del realismo socialista da Gerassimov a Dejneka che, ai tempi dell’Urss, subirono anche loro censure e pressioni di ogni tipo ma quasi mai relative alla nudità o alle effusioni sessuali. L’idea è venuta ai solerti membri di una commissione governativa che si chiama Roskomnazor e che si occupa di ‘sorvegliare le comunicazioni, i media e le nuove tecnologie’. Quelli che sei mesi fa hanno varato una lunghissima lista di ‘parole sconvenienti’ e di ‘espressioni di gergo volgare’ da proibire su giornali e tv. Si ispirano alla stessa motivazione, inculcata loro da Putin in persona, che ‘il rilancio della spiritualità e dei valori della Russia passano dalla salvaguardia delle giovani generazioni’.
E gli esperti di Roskomnazor stanno già alacremente lavorando alla loro ipotesi. Studiano come suddividere i settori del museo, come spiegare ai genitori e agli insegnanti che accompagnano minorenni al museo quello che dovranno dire. Per questo scopo hanno già scritto un monumentale trattato di quasi mille pagine che sarà distribuito a tutti i docenti di storia dell’arte per chiarire quali elementi vadano accuratamente nascosti ai giovanissmi ‘per non incidere negativamente sulla loro formazione psichica’. (…) Abituata a ricevere ordini di ogni tipo, essendo stata la direttrice del museo Pushkin dai sovietici anni Settanta fino a pochi mesi fa, Irina Antonova non nasconde il suo stupore: ‘In nessun museo del mondo ho mai visto una cosa del genere. E’ un‘idea assurda. Perché mai il nudo dovrebbe traviare i bambini? E la violenza allora? Che ne facciamo del quadro di Repin alla galleria Tretiakovskaya in cui Ivan il Terribile uccide suo figlio?’. E il dibattito si allarga ai vari tipi di censura possibile (…)”.