Di Simona d’Albora
Sono undici le mamme della Terra dei fuochi che si sono fotografate nella stanza del figlio morto per un tumore ed hanno inviato le foto alle istituzioni e al Papa per denunciare il crimine ambientale commesso nelle aree a nord di Napoli. Rappresentano tutte le mamme che stanno vivendo o hanno vissuto lo stesso dramma. Sono conosciute come “le mamme della cartolina”, coraggiose e supportate da padre Maurizio Patriciello che da anni denuncia le attività illecite di sversamento di rifiuti tossici tra Napoli e Caserta. Ad un anno dal loro coraggioso gesto le istituzioni ancora sono indifferenti, mentre Papa Francesco ha inviato due gesuiti ad indagare sulla gravità della situazione.
Tra di loro c’è Pina Leanza, la terra dei fuochi le ha portato via sua figlia Tonia a soli sei anni e mezzo, il 26 agosto del 2013 dopo quattro anni di malattia, la più terribile, una parola che speri i medici non pronuncino mai, soprattutto se devono diagnosticarla a un bambino: blastoma, tumore. Solo a guardarla si percepisce il suo dolore, ma anche la forza con cui continua a combattere perché quanto è accaduto a lei non accada mai più. “Volevo fare la mamma che cresceva le sue figlie – dichiara Pina – e invece mi sono ritrovata a fare l’infermiera che ha assistito con gran dolore alla malattia di mia figlia e alla sua morte e adesso mi trovo a sostenere altre mamme che stanno affrontando quello che ho affrontato io, e a combattere perché quello che è accaduto a me non accada più. Tonia era una bambina vivacissima in famiglia la adoravamo tutti, anche la sorella più grande, Rossana che oggi ha 15 anni. Tonia era la piccolina di casa, ha combattuto fino alla fine, ma non ce l’ha fatta.”
Come avete scoperto la malattia?
“ A due anni ha iniziato a non camminare più bene e si sentiva stanca, l’abbiamo portata da un ortopedico che ci ha tranquillizzato, probabilmente aveva preso una storta e adesso aveva paura di camminarci sopra. Poi una notte non riusciva a respirare e così l’abbiamo portata al Santobono. All’inizio i medici mi hanno tranquillizzata, capita che un bambino piccolo abbia difficoltà a respirare nel sonno, forse ero una mamma troppo apprensiva, ma quando ho spiegato loro che la bambina aveva difficoltà a camminare ho visto il volto dei medici cambiare e ci hanno mandato subito nel reparto di neurochirurgia. Non riuscivo a capire il perché, ero confusa, ma il giorno dopo i medici ci hanno detto che dalla T.A.C. era emersa una massa tumorale e da lì è iniziato un calvario durato 4 anni e mezzo. Tonia ha subito 7 interventi, ha affrontano parecchie chemioterapie, ha combattuto come una leonessa e così la chiamavano i dottori del Santobono”
La terra dei fuochi ha stravolto la vostra vita. Cosa significa dividersi tra due realtà, la famiglia e la malattia?
“Io le chiamavo vite parallele, da un lato Rossana che aveva ancora bisogno di me, con i sensi di colpa perché la mia attenzione e le mie cure dovevano essere per Tonia, e dall’altro gli ospedali e le terapie, ma ci sono stati anche momenti in cui siamo riusciti a ritagliarci spazi fuori dalla malattia, quando Tonia sembrava stesse bene. Adesso niente è più come prima, la nostra vita scorre in maniera diversa, ma cerchiamo un nostro equilibrio per Rossana. ”
E le istituzioni?
“Sono assenti e indifferenti anche su altri fronti, nonostante ci siano decreti e carte nessuno va a controllare quello che succede, lo stesso ministro della Salute Lorenzin ci ha dato delle garanzie ma ad oggi non è successo ancora niente. Chiedo a chi governa di rispondere alle nostre richieste di aiuto, perché siamo noi che li abbiamo messi lì, hanno il dovere di aiutarci, a niente sono servite le 150 mila cartoline che abbiamo spedito l’anno scorso.”
Eppure qualcosa sembra muoversi, il Papa ha mandato due inviati per capire cosa avviene su territorio e nel 2015 ha intenzione di scrivere un’enciclica sull’ambiente dove sembra che citerà anche la Terra dei fuochi?
“Già è qualcosa, speriamo in lui, visto che nessuno sembra interessarsi a quanto succede” .
Oggi come si sente?
“Io e la mia famiglia abbiamo vissuto un incubo, però ci accontentiamo, dobbiamo pensare a nostra figlia Rossana”.