I calcoli di Acta, l’Associazione del terziario avanzato, ci fanno ben capire che la situazione di una partita Iva mono-committente iscritta alla gestione separata Inps non è migliore di quella di un cassintegrato Fiat di Pomigliano. Una partita Iva residente a Roma, 1. 000 euro di incassi mensili, 12 mila annui, ha un reddito disponibile di 545 euro al mese. Affittare una stanza (non parliamo nemmeno di una casa) in grandi città come Roma costa almeno 500 euro al mese. L’eredità che la riforma Fornero ci lascia è più avvelenata di quanto sembrerebbe a una prima istanza: l’aumento dei contributi Inps per le partite Iva esclusive è previsto dal 27 al 33 per cento in quattro anni, il primo scatto a gennaio 2014 da 27 a 28. Al termine di questo aumento il detenetore di partita iva monomandatario dovrà adeguarsi a vivere con 485 € al mese
Il grande esercito delle partite Iva, contributi alle stelle e reddito da cassintegrato
Una situazione che rappresenta l’esatto opposto di quelle politiche anti-crisi hanno che sarebbero più che mai necessarie per rimettere un po’ di soldi in tasca a chi già oggi non ce la fa più a resistere alle aliquote e preferirebbe trasformare subito in consumi i propri guadagni.
Aumentare i contributi su queste partite Iva non può che risolversi nell’ennesimo motivo di paralisi per il nostro sistema economico senza considerare l’accanimento con cui si colpiscono 182. 256 persone che difficilmente possono permettersi una casa e che non hanno un datore di lavoro che si incarichi di pagare i contributi.