Riceviamo e pubblichiamo
di Bartolo Costanzo
Caro direttore,
leggo articoli, post e contributi scatenati dalla vicenda del Rione Traiano a Napoli, dove un ragazzo di diciassette anni è stato ucciso da un carabiniere. E resto sorpreso da quanto siano rimasti “napoletanisti radicali“ gli emigranti di lusso che hanno lasciato Napoli per trovare un posto al sole.
Legittimo, anzi naturale. Buon per loro. Ma perché allora conservano tutto questo livore per la loro città, come se ne fossero stati cacciati a pedate?
Perché in fondo sono affetti anche loro dal male che vorrebbero esorcizzare e non ci riescono. Forse più di quelli che sono rimasti , sono fottutamente ammalati di retorica napoletanista, fatta di luoghi comuni, forzature ad effetto, girate di testa, fraseologia ripetitiva, approssimazione, sciatteria, ecc.. A volte con i toni da “ gnurant “ che assume il balubà della bassa quando parla dei terroni napoletani.
Si vede che la lontananza peggiora le fisime culturali evidentemente, magari perché ti toglie quel modesto principio di realtà che ti viene dall’ esperienza diretta.
E sì, perché la napoletanitudine più trita si esprime anche in negativo. E da decenni, perlomeno.
La denigrazione preconcetta, manichea, intorbidita di Napoli è una forma del napoletanismo ad effetto che ci ha ormai rotto i cabbasisi come tutte le altre spettacolarizzazioni e fenomenalizzazioni di Napoli.
Alla stessa stregua di “sole mare e pizza”, oppure di “ la capitale del mediterraneo ; “ la città vitale e creativa “ o “ la città generosa e carnale “ o anche “ la città più bella del mondo “ ecc.
Come la narrazione buonista, anche questa naviga nel mare di retorica dal quale è sommersa questa città. Ad opera esclusiva dei napoletani, beninteso. Ma quella dei “napoletanisti radicali” è una forma più pericolosa, ingenerosa, e saccente. Perché fa danni ancora maggiori del napoletanismo dolciastro che assolve tutto e tutti.
Questo napoletanismo anti-napoletano naturalmente non ha capito letteralmente un tubo del problema Napoli. Ancora insegue vecchie categorie: la plebe, i lazzaroni, la borghesia connivente, il sanfedismo…e perché non il cardinale Ruffo ? E’ rimasto a Napoli 99, evidentemente. E ancora si sogna di adoperare metafore falsificanti: Napoli come la striscia di Gaza, Napoli città fuori dall’Occidente. Ci manca solo “la città che ammalia o uccide “ o “ il mare non bagna Napoli “ per completare il florilegio di ovvietà del tutto prive di fondamento. Come avrebbe detto flaiano, della stupidità convincente perché piena di idee.
I napoletani anti-napoletani hanno visto i fatti come se avesse assistito ad un serial poliziesco. Pensano che i ragazzi di Rione Traiano siano intruppati in qualcosa che somiglia alle guerre tra bande giovanili di Los Angeles. Gergali, trasgressivi, sporchi e cattivi, che ostentano violenza e disprezzo per le regole civili. Che provocano dalla mattina alla sera e si fanno i ca… loro in barba a tutti.
No, signori. Il fenomeno è più profondo, tragico e pericoloso. E’ vita comune e pedestre di gente che campa in una gerarchia quotidiana di fatti ed attività illegali che ormai considera come una enorme fabbrica dove ognuno ha la sua mansione e il suo stipendio. E magari porta rispetto e si da i pizzichi sulla pancia come i loro nonni o nonne facevano con i capi reparto incattiviti o che mettevano le mani sul sedere.
Di essere criminali non gli passa nemmeno per la testa. Le mamme fanno le mamme napoletane come le altre , i figli fanno i figli come gli altri. E in capa a loro esiste persino una umanità ed una morale comune. Roba allucinante che noi giustamente non sposiamo… ma per loro è semplicemente darsi da vivere.
Questa parte di Napoli, piaccia o non piaccia, ha perso l’aura di fenomeno speciale.
Cari denigratori civilizzati dalla lontananza, qui si comincia a somigliare alla banlieu parigina o a certi quartieri di NY o Filadelfia. Figuriamoci che senso possa avere andare in motorino in tre o non pagare l’ assicurazione….. Credete a me la vecchia plebe che avete in mente voi. I libreschi lazzaroni non esistono più.
E pensate che la comunità degli onesti, dei civili, la Res Pubblica possa riguadagnare queste zone con il mito della legalità, con la Costituzione più bella del mondo? Con la civiltà giuridica ed il diritto? Siete fuori di testa. Sembrate i giacobini del ‘99, aulici e separati, che lo presero in quel posto dal popolo infuriato, che schifavano e non volevano conoscere. Fatevi venire altre idee, fate proposte nuove. Abbiate coraggio.
E poi ci sono anche le vittime a Rione Traiano. Non dimenticatelo mai, nelle vostre farneticazioni etnografiche. Quelli che subiscono per quieto vivere e per tenere una bottega aperta. Che, anche se pagano il pizzo o fanno dei favori ai malamenti, non sono delinquenti ma persone oneste e bravi lavoratori.
E poi ci sono quelli che ci dormono e ci vivono soltanto, che sono del tutto simili a me o a voi. Non capite che mettere tutto dentro un filone alla moda tipo gomorra, città infernale, che seguire il pezzo come se fosse un format (il posto di merda abitato da gente di merda ) dà un calcio nelle balle a questa gente innanzitutto. E ai camorristi gli fa il solletico.