Di LAURA BERCIOUX
Morire per il diritto di cronaca. Morire per la verità. Era il 20 marzo del 1994 e un commando somalo ammazzava la giornalista Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, operatore tv. Si scriveva dunque una delle pagine più tristi della storia del giornalismo. Erano al corno d’africa per seguire la guerra che devastava il Paese africano e la missione Onu lanciata dagli Stati Uniti con l’alleanza di molte nazioni, tr cui l’Italia per ristabilire la legalità in Somalia. Ilaria e Miran avevano scoperto qualcosa di grosso, di illegale. Spariscono le cassette e i taccuini di Ilaria. Non viene neanche disposta un’autopsia al corpo della giornalista ma un semplice esame medico.
Anche l’ambasciatore fa la sua parte sottraendo il foglio di protocollo che si trovava nel taschino della camicetta di Ilaria con dei numeri telefonici. Il padre della giornalista ricorda che la figlia aveva intervistato il sultano di Bosaso e aveva preso appunti da un taccuino stranamente scomparso. Solo nel 1996 si appura che furono giustiziati. Avvenne un’esecuzione capitale. Nonostante le indagini sul traffico internazionale di rifiuti tossici e radioattivi dove era coinvolta l’Italia in Somalia non si prende in considerazione l’omicidio di Ilaria e Miran.
Quest’anno la ventesima edizione del Premio Ilaria Alpi dove ci saranno mostre, convegni , dibattiti, premiazioni e giornalisti da tutto il mondo in collaborazione con la Rai www.premioilariaalpi.it . Un Premio per Ilaria.Un premio per i giornalisti, inviati di guerra, che non hanno fatto più ritorno a casa per la barbarie di un mondo che non ha pietà dei bambini, delle donne. I venti di guerra si sono scatenati e soffiano da più parti senza possibilità di pace. La storia di Ilaria è una lunga storia. Troppi segreti. Omissioni. Oggi gli atti sul caso sono stati desecretati. Si aspetta la verità per Ilaria e Mirian che in fondo avevano fatto soltanto il loro lavoro: portare la verità a casa. Diritto di cronaca.