Intercettazioni più facili, agenti provocatori che simulano la corruzione, benefici di pena e non solo per l’imprenditore e il pubblico ufficiale che si autodenunciano e collaborano. L’ex magistrato Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), indica – in una intervista al Corriere della sera – quali potrebbero essere nuovi strumenti investigativi per combattere il malaffare dei colletti bianchi. Ma poi, nella sua nuova veste di capo di una squadra di controllori indicata dal governo, Cantone rassicura anche gli imprenditori (soprattutto quelli impegnati con l’Expo) che temono la scure dell’Anac: “Noi non emetteremo mai provvedimenti di commissariamento degli appalti se non c’è una base probatoria particolarmente forte”. I controlli anticorruzione potrebbero rallentare i cantieri? “Non ho notizie in questo senso, il commissario di Expo ad oggi dice il contrario. Noi diamo le nostre risposte in 7-15 giorni. In genere diamo delle prescrizioni che sono state quasi sempre accolte con il risultato che, forse, il meccanismo è più farraginoso. Ma tutto questo rappresenta pur sempre una garanzia per lo stesso management dell’Expo. Non dimentichiamo che il controllo arriva dopo note vicende”. Nel campo delle intercettazioni servirebbe estendere gli strumenti investigativi usati contro la criminalità organizzata anche ai reati di corruzione? “Nel caso di indagini contro la criminalità organizzata, per fare le intercettazioni non sono necessari i gravi indizi, mentre le ‘ambientali’ si possono estendere anche ai luoghi in cui non si ha la certezza che lì si stia consumando un reato. Ecco, prevedere tutto questo anche per i reati di corruzione mi sembra una delle strade migliori”.
Falso in bilancio: “Una norma seria, con pena adeguata che consenta le intercettazioni, rappresenterebbe un ostacolo per i fenomeni di corruzione. Il corruttore ha quasi sempre necessità di truccare i bilanci per far uscire il denaro”. Lei ha proposto di utilizzare l’agente provocatore che si finge corruttore. Il modello è quello delle indagini antidroga? “Al governo direi di ampliare gli istituti dell’agente provocatore validi per la criminalità organizzata. Non solo il classico infiltrato. Penso anche a chi si finge corruttore, come in materia di droga dove esiste il simulato acquisto. Tutto questo, comunque, avverrebbe con le garanzie di legge e sotto il controllo dell’autorità giudiziaria”. Servirebbero pure i collaboratori di giustizia con il colletto bianco? “Servono meccanismi di attenuazione significativi della pena per chi collabora. Sarebbe eccezionale, se oltre alle intercettazioni e agli agenti provocatori, il governo scegliesse anche la via dei benefici. Non mi scandalizzerei se all’imprenditore, o anche al pubblico ufficiale che collabora, venisse scontata anche l’interdizione dai pubblici uffici”.