di Giuseppe Terracciano*
La Campania una polveriera pronta ad esplodere.
Dopo il sindacato tocca alla Politica, è ora di definire strategie industriali del Paese e quali sono le attività su cui investire.
Non possiamo più assistere impassibili alla svendita di attività economiche che avevano reso l’Italia, nel mondo, una grande potenza industriale !
Si può continuare, impunemente, a dare la colpa solo al destino cinico , anziché riconoscere, a gran voce, che la colpa è, in massima parte, delle inefficienze, inettitudini, conservatorismi consociativi, corruzione diffusa che, con lo sperpero di risorse, ci hanno portato all’attuale situazione di difficoltà ?
Certo i cambiamenti imposti dallo sviluppo dei mercati globali hanno comportato anche un riassetto tra le varie componenti dell’economia in tutti i paesi industrializzati, ma è possibile che solo noi siamo incapaci di ridisegnare ruoli e strategie che possono condurci fuori della crisi, perché troppi sono i freni che, dall’interno, vengono posti ad una strategia autenticamente riformista; troppo i veti incrociati; troppi gli interessi particolari a cui si sacrifica quello generale.
L’Italia ha bisogno di una vera, seria, realista ed efficiente politica industriale, di mettere in campo una strategia coraggiosa che punti sul manifatturiero, dove ancora significativa è la presenza di aziende pubbliche da utilizzare come volano del cambiamento e del rilancio delle eccellenze industriali, partendo, ad esempio, dalla Finmeccanica.
La crisi negli ultimi anni ha depresso il panorama industriale: tra chiusure, dismissioni, fallimenti si sono brucati più di due milioni di posti di lavoro.
Eppure, in uno scenario così sconfortante, la Fiat, in controtendenza, pur in presenza di un calo sensibile della domanda di autovetture in tutta Europa, ha realizzato forti investimenti, ammodernando i suoi stabilimenti in Italia, portandoli al top mondiale del settore, inserendo l’Italia nella nuova holding mondiale ( Fca).
Perché quello che è stato possibile nel privato non potrebbe essere possibile nel pubblico, in Finmeccanica, ultimo baluardo tecnologico italiano, con attività diversificate che spaziano dalla missilistica alla costruzione di radar, navi, elicotteri, treni, aerei ecc.
Gli scandali che hanno coinvolto il managment non possono cancellare l’impegno di tutti quei lavoratori che, ogni giorno, danno il loro contributo e fanno si che la Finmeccanica sia ancora presente, con successo, sui mercati internazionali.
L’arrivo di Moretti in Finmeccanica ha focalizzato l’attenzione sull’etica ( e su questo ci troverà sempre al suo fianco), ma noi vogliamo conoscere il piano industriale della sua “ Finmeccanica” nei singoli settori, confrontarci su questo, dare il nostro leale contributo.
Gli insediamenti industriali nel sud, a Napoli in particolare, hanno svolto un ruolo essenziale nella tenuta della coesione sociale e vanno rilanciati con forza e decisione, perchè il meridione deve tornare ad essere un polo industriale fondamentale per lo sviluppo del paese.
Un grande paese non può esistere senza una forte presenza industriale, nè senza una rinnovata cultura politica del bene comune, perché alla crisi industriale si è aggiunta, da noi, una crisi delle istituzioni rappresentative che ha portato la politica ad alleanze non proprio omogenee.
In uno scenario di tale difficoltà, come Fim Cisl Campania, possiamo anche convenire sul fatto che riforme istituzionali possono tornare utili per accelerare i processi decisionali, ma quello che è continuiamo a ritenere assolutamente prioritario è il rilancio industriale, che non può prescindere da una rinnovata presenza pubblica, per creare nuovi posti di lavoro, produttivi e stabili, in primo luogo nelle aree di maggiore difficoltà, quindi nel mezzogiorno, tenendo ben presente che il lavoro non si inventa, per cui occorre in primo luogo conservare, rafforzare e sviluppare l’esistente innovandolo.
È urgente, dopo essere stati in grado, come Fim e come Cisl, di contribuire in maniera significativa alla ricostruzione di regole certe per competere e rilanciare il nostro settore auto nel mondo, che il Governo Renzi fissi, finalmente, le linee guida di un progetto industriale che dia una logica ed una razionalità all’industria, riequilibrando il paese, definendo i settori su cui investire, a partire dalla formazione e ricerca, su cui puntare per acquisire peso nel mercato globalizzato, investendo prioritariamente nelle grandi aziende pubbliche, come Finmeccanica, che vanno riconfigurate, risolvendo una buona volta le forti criticità industriali presenti nelle varie province della Campania, contestualmente determinando le condizioni, nei territori, per attrarre gli investitori nel nostro paese, eliminando le troppe zavorre che frenano lo sviluppo industriale.
In Campania, pur apprezzando il bando per il sostegno delle filiere strategiche dell’industria campana da parte della Regione Campania, come Fim Cisl non possiamo non riscontrare lo scarto che continua ad esistere tra tempi di programmazione, delibera e realizzazione, che troppo spesso portano fuori mercato e non sono per nulla compatibili con la velocità della concorrenza internazionale, mentre molte, troppe piccole e medie aziende restano incapaci di investire per il mancato sostegno delle banche e delle politiche regionali.
E’ giunta l’ora di fare del rilancio dell’industria un dogma assoluto, perché non possiamo permetterci il lusso di perdere altri posti di lavoro: né va della stessa convivenza civile.
*segretario generale Fim-Cisl Campania