Da “Benedetti italiani “, di Curzio Malaparte – 1961:
«I piemontesi diffidano degli italiani considerandoli “imbroglioni, sfaticati, una specie di levantini”; i piemontesi parlano o voce bassa, non per educazione, ma per diffidenza; si ritengono burberi e sobri, ma sono geniali, grandi bevitori e mangiatori. Questo Piemonte credeva di liberare l’Italia, di annettersi l’Italia; ed è sparito come Stato. Questo Piemonte credeva di mettersi alla testa del rinnovamento e del progresso in Italia, e si è trovato a rimorchio non solo della Lombardia, mo di gran parte delle regioni italiane. Questo Piemonte credeva di governare l’Italia e si è trovato soverchiato in politica e nell’amministrazione dello Stato, dagli italiani del mezzogiorno. Se il Piemonte che è un paese europeo, occidentale, imbevuto d’europeismo prima e più di tutte le altre regioni italiane, ha commesso un errore, è quello di non aver capito che l’Italia è sempre stato un paese orientale. La storia italiana è il continuo, ripetuto, e continuamente fallito tentativo di farsi europea e sempre ha dovuto ripiegare sull’oriente e volgersi ad oriente. Se sei italiano, voglio dire se sei di quella parte , oltre il Po e il Ticino, che i Piemontesi chiamano Italia, se dunque sei un “italiano”, il giudizio su te è negativo, e non c’è nulla che possa mutarlo. I Piemontesi diffidano degli italiani: li considerano imbroglioni, sfaticati, uno specie di levantini. Non è portato da natura a capirti… sa che sei “italiano” e questo gli basta. E non è vero che sia “falso e cortese”: è sincerissimo. È persuaso che soltanto un Piemontese è serio, è persona onesta e dabbene, e che tutti gli altri sono disonesti e falsi. Credeva di liberare l’Italia, di annettersi l’Italia (il plebiscito fu fatto come “annessione al Piemonte”), di diventare il grande Piemonte, ed è sparito perfino come Stato. Non capiva che non il Piemonte avrebbe assorbito l’Italia, ma questo il Piemonte».