In una intervista al CORRIERE DELLA SERA il Dalai Lama rivela la sua ammirazione per il pontefice: “Mi sembra impegnato affinché la gente sia sincera, onesta, trasparente. Mi ha colpito come ha dismesso quel vescovo tedesco che viveva nella ricchezza. Come pastore della Chiesa insegni la semplicità e vivi nel lusso? Il Papa l’ha considerata una contraddizione, un’ipocrisia. Predicare una cosa, farne un’altra. Questo Papa porta avanti gli insegnamenti con volontà e trasparenza. Lo ammiro”. Quanto a Benedetto XVI, “ha ricordato che fede e ragione devono andare insieme”: “La considero una grande affermazione. La fede senza ragione non è stabile. La scienza è basata sulla ragione, la religione sulla fede”. E sulla Cina, “nonostante la Rivoluzione Culturale abbia distrutto le antiche tradizioni, oggi il buddismo e altre fedi stanno risorgendo velocemente”: “Ci sono 400 milioni di buddisti in Cina. Molti di loro mostrano genuino interesse e rispetto per la tradizione buddhista tibetana. E sono preoccupati per il Tibet. Molti leader cinesi, molti membri del partito, a livello cerebrale credono nel sistema totalitario, perché ne hanno benefici e hanno opportunità di fare soldi (ride). Ma nei loro cuori sono buddisti. Le cose stanno cambiando, perciò. Non in Tibet: dove lo spirito rimane forte. La Cina può assumere un ruolo costruttivo su scala globale. Ma rispetto e fiducia del resto del mondo sono essenziali. Oggi la Cina è talvolta fonte di timore. Ho tanti amici in India e in Giappone: dietro i loro sorrisi vedo sfiducia e paura. Questo è contro l’interesse della Cina, che dovrebbe cambiare”.