L’Istat presenta l’Italia in 100 statistiche. Diciannove capitoli e 120 indicatori ridanno l’immagine (datata 2011-2012) di un Paese nel suo insieme e nelle sue diverse dinamiche, non dimenticando il contesto europeo. Su lavoro e famiglia suona ancora una volta il campanello di allarme: nel 2011 circa il 58% ha conseguito un reddito netto inferiore all’importo medio annuo (29.956 euro, circa 2.496 euro al mese) e nel 2012 il 24,9% delle famiglie presenta almeno tre delle difficoltà considerate nel calcolo dell’indice sintetico di povertà. Sul fronte della protezione sociale, invece, nel 2012 in Italia la spesa supera il 30% del Pil (8mila euro per abitante sfiora). Nel 2011, il 55,1% dei comuni italiani ha attivato almeno un per l’infanzia. Per la prima volta dal 2004, nel 2011 scende, seppur in misura lieve (-0,5%), la percentuale dei bambini che utilizzano servizi pubblici per l’infanzia (13,5 per cento nel 2011). Quanto al mercato del lavoro, nel 2012 risultano occupate solo sei persone su dieci tra i giovani (il dato peggiore da 35 anni), si registrano forti squilibri a sfavore delle donne e un marcato divario territoriale tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno (circa 20,5 punti percentuali). Le forze di lavoro straniere rappresentano il 10,6% del totale e il tasso di occupazione è più elevato di quello degli italiani (64,7 a fronte del 60,6 per cento). Dolori anche sul fronte della finanza pubblica con un elevato rapporto debito/Pil (al 127% nel 2012) e una pressione fiscale al 44,1%. Il dato italiano è risultato complessivamente in linea con la media degli altri paesi europei fino al 2005, per poi distanziarsi segnando valori più elevati.
Quanto alle strutture produttive, nel 2011 sono attive in Italia più di 63,6 imprese ogni mille abitanti, un valore tra i più elevati d’Europa, così come il tasso di imprenditorialità (oltre il 30%). La dimensione media è di 3,9 addetti, ma con forti differenze e modelli a livello territoriale. Le istituzioni non profit attive in Italia sono oltre 301 mila (6,4%). Le aziende agricole sono oltre 1,6 milioni, con una superficie totale di 17,1 milioni di ettari (dato 2010). Dal 2000 si è registrata una riduzione del 32,4% nel numero di aziende agricole (-775 mila unità). Nel 2010 sono 43.367 le aziende agricole (il 2,7% del totale) che adottano il metodo di produzione biologico, mentre negli ultimi anni è cresciuto l’interesse dei consumatori europei per la qualità dei prodotti agroalimentari, settore in cui l’Italia occupa una posizione di rilievo e registra il numero di certificazioni più elevato a livello comunitario (248 al 31 dicembre 2012). A livello di infrastrutture nel 2011 si contano 6.670 chilometri di rete autostradale (poco più del 9% di quella europea). La rete ferroviaria si sviluppa per 5,6 km ogni cento km quadrati di superficie, con forti diseguaglianze regionali. Il tasso di motorizzazione è pari a 621 autovetture ogni mille abitanti, in lieve diminuzione rispetto al 2011 e tra i più alti in Europa. Nel 2011 l’Italia si conferma il primo paese europeo per trasporto di passeggeri via mare (oltre 81,9 milioni), al quinto posto per volume del traffico container (8,1 milioni di Teu). Segno negativo invece per il traffico aereo di passeggeri.
A livello territoriale, il nostro paese risulta tra i più densamente popolati (197,1 abitanti per chilometro quadrato, rispetto alla media Ue di 114,2) e la popolazione continua a crescere, quasi esclusivamente in forza delle migrazioni dall’estero (sono circa 4,4 milioni gli stranieri residenti, il 7,4% su una popolazione di 59,685 milioni e in crescita dell’8,3% in un anno), mentre il nostro paese è tra quelli con il minor tasso di fecondità in Europa (1,42 figli per donna). Le aree protette (“Rete Natura 2000”) coprono il 19,2 per cento della superficie, aumenta il verde urbano ma la spesa pro capite per la tutela ambientale è in diminuzione a 69 euro. Diminuiscono i rifiuti per abitante, ma è ancora molto alta la percentuale di smaltimento in discarica (42,1% contro il 37,7 di raccolta differenziata). Il consumo pro capite di energia elettrica risulta inferiore alla media europea. Nel 2012 aumenta il consumo complessivo nel settore dell’agricoltura e in quello terziario, mentre si riduce nell’industria e nel settore domestico. Continua ad aumentare la quota del consumo di energia elettrica coperta da fonti rinnovabili, circa il 27 per cento (+3,1% rispetto al 2011).
Il Paese arranca sul fronte istruzione: il 43,1% ha il diploma di scuola media come titolo più alto (contro il 25,8% della media Ue), mentre il 21,7 per cento dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario (o equivalente), dato ancora lontano dall’obiettivo del 40% fissato da Europa 2020. Tra l’altro due milioni di giovani 15-29enni (il 23,9% del totale) non sono inseriti in un percorso scolastico e/o formativo e neppure impegnati in un’attività lavorativa (Neet), un valore fra i più elevati in Europa. La spesa per ricerca e sviluppo incide per l’1,25% sul Pil (2011), valore distante da quello dei paesi europei più avanzati, ma non lontano dall’obiettivo Europa 2020 fissato per l’Italia (1,53%). Nel 2012 il 91,6% delle imprese con almeno 10 addetti si connette a Internet tramite la banda larga, valore superiore alla media Ue ma ancora distante dai paesi europei più virtuosi. Nel 2013 il 54,8% della popolazione utilizza Internet e il 33,5% lo fa quotidianamente, un dato decisamente inferiore alla media Ue (70%).
La spesa per la salute è di circa 111 miliardi (il 7% del Pil) e a 1.867 euro annui per abitante, un livello molto inferiore rispetto ad altri importanti paesi europei. Nel 2011 le famiglie italiane hanno destinato alle spese per ricreazione e cultura in media il 7,3% della spesa complessiva per consumi finali. Sono 410mila gli impiegati nel settore (+15,1% dal 2000), incremento molto superiore a quello registrato per il totale delle attività economiche. Sul fronte turismo si registrano quasi 104 milioni di arrivi nel 2012 e circa 380 milioni di presenze. Sul fronte sicurezza, nel 2012 risultano in calo gli omicidi volontari, mentre sono in ripresa quelli di matrice mafiosa. Aumentano le denunce di rapina e di furto. Nel 2013 la quota di famiglie italiane che percepisce un elevato rischio di criminalità nella zona in cui vive passa dal 26,4 al 31%. Inadeguate le strutture carcerarie: l’indice di affollamento è di 139,7 detenuti ogni 100 posti.