Nei primi tre giorni di apertura (18,19 e 20 novembre) della mostra “Vermeer, la donna con il liuto dal Metropolitan Museum” i visitatori del Museo di Capodimonte (ricordiamo che si paga il biglietto ordinario senza alcuna maggiorazione, dato che la mostra è gratuita per espresso volere del direttore Sylvain Bellenger) sono aumentati rispetto ai medesimi giorni della settimana precedente del 48%. Segno che i napoletani, e non solo, hanno risposto entusiasticamente all’arrivo dell’opera dagli Usa (mai prima si era vista a Napoli un’opera del genio olandese).
I visitatori inoltre hanno apprezzato, dopo averla scaricata sui loro cellulari, l’app dedicata che consente non solo di avere informazioni dettagliate sulle opere in mostra, ma dà accesso a ulteriori contenuti, approfondimenti e video che si possono consultare anche una volta usciti dal museo.
In mostra, oltre a La donna con il liuto – opera del massimo esponente della pittura olandese del XVII secolo, prezioso dipinto, parte dell’esiguo numero di opere del maestro che si conservano distribuite nei musei di tutto il mondo, ma nessuna in collezione italiana – per ricreare l’ambiente rappresentato nel quadro nella stessa sala sono esposti due elementi chiave dello sviluppo narrativo dell’opera di Vermeer: il liuto e la carta geografica.
Il liuto presentato da Vermeer sembra essere un esemplare “alla francese” a 11 ordini. Poiché il cavigliere e il numero di corde non sono ben visibili, lo strumento raffigurato potrebbe essere identificato anche con un antico liuto rinascimentale a un numero inferiore di ordini, tuttavia in uso soltanto fino ai primi decenni del XVII secolo, in Francia fino al 1640 circa, e all’epoca in cui fu realizzato il dipinto del tutto obsoleto. Tali considerazioni hanno indotto ad accostare al dipinto di Vermeer un esemplare del 1644, del costruttore parigino Jean Des Moulins, appartenente alle collezioni del Musée Instrumental du Conservatoire di Parigi e custodito presso il Museo della Cité de la Musique.
La carta geografica esposta (Europa recens descripta, recita il cartiglio in alto a destra) è quella edita postuma da Willem Blaeu e inserita nel suo Theatrum Orbis Terrarum, sive, Atlas Novus (1644), conservata dalla Società Napoletana di Storia Patria e restaurata per l’occasione. Questa incisione si riferisce alla stampa di Hondius del 1623, corredata nella parte superiore dalle vedute di Amsterdam, Praga, Costantinopoli, Venezia, Roma, Parigi, Londra, Toledo e Lisbona, mentre lateralmente sono rappresentati gli abiti maschili e femminili delle principali popolazioni europee (Angli, Galli, Belgi, Castigliani, Veneziani, Germani, Ungari, Boemi, Polacchi, Greci).
In un’altra sala sono esposti altri 4 dipinti, dalla immensa e prestigiosissima collezione del Museo di Capodimonte, che rappresentano donne suonatrici: l’Autoritratto alla spinetta di Sofonisba Anguissola (Cremona 1532 – Palermo 1625) datato circa 1559; la Santa Cecilia in estasi di Bernardo Cavallino (Napoli 1616 – 1656 ca) del 1645; la Santa Cecilia al clavicembalo di Francesco Guarino (Sant’Agata Irpina 1611 – Solofra 1654) del 1650 circa e la Santa Cecilia all’organo e angeli musicanti e cantori di Carlo Sellitto (Napoli 1581 – 1614) del 1613 circa. Tutte opere del Seicento quindi che presentano donne “musiciste”, che porranno l’accento sulla differente resa – soggetti analoghi ma pienamente inseriti in un contesto devozionale – per favorire la comprensione del fatto che, nello stesso giro di anni, dipinti con soggetti di donne musiciste potevano avere valenze assai differenti.
INFO:
Orario apertura:
Dalle 8.30 alle 19.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Chiuso il mercoledì
Prenotazioni:
singoli, gruppi (max 25 persone), scuole (max 25 studenti):
848 800 288
+39 06 399 67 050 (dai cellulari e dall’estero)
I numeri rispondono dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.00. Il sabato dalle 9.00 alle 14.00.
Biglietti (mostra più museo):
Intero € 8,00
Ridotto € 4,00
Gratuito: minori anni 18; la prima domenica del mese per tutti