di Massimo Calise
A Sapri, a poche settimane dal voto amministrativo vi è sconcerto fra i cittadini. Pare, il condizionale è d’obbligo, che in lizza vi saranno tre liste: “Sapri democratica” (SD) per l’amministrazione uscente, “Sapri al centro” espressione dell’attuale opposizione e “Sapri cambia” costituita da ex-amministratori. Tutte, finora, non hanno indicato i loro candidati al consiglio e alla carica di sindaco e, peggio, alcun programma per la città.
Tutte sono l’espressione di una classe politico-amministrativa vecchia, non solo dal punto di vista anagrafico. Una sostanziale immutabilità di idee e, soprattutto, di metodi solo lievemente velata da un’apparente modernità; la presenza di pochi giovani adepti sembra garantire il perpetuarsi dell’immobilismo piuttosto che il suo superamento. Lo scontro personale annulla completamente il serrato e necessario confronto di idee e progetti.
Sembra che, in Italia, dobbiamo rassegnarci alle liste civiche sintomo della disgregazione politica e sociale del Paese; ma, a Sapri, più che di liste civiche occorre parlare di cartelli elettorali costituiti a poche settimane dal voto e che hanno lo scopo primario di assemblare, pare con difficoltà, liste di candidati elettoralmente spendibile.
È evidente che se i “giochi” si svolgono in circoli ristretti difficilmente emergeranno candidati e, soprattutto, programmi che abbiano subito il vaglio di una serrata discussione pubblica.
Qui la lezione di Norberto Bobbio, riassunta nella sua frase “la democrazia è il potere del pubblico in pubblico”, non ha trovato seguaci.
Anche gli esponenti di SD, l’amministrazione uscente, dimostrano notevoli incertezze. Infatti nel corso del mandato vi sono state varie defezioni sia fra i suoi eletti che fra i suoi sostenitori; inoltre più consiglieri hanno manifestato l’intenzione di non ricandidarsi. Vi è rammarico per la scomparsa di SD dalla vita pubblica saprese dopo la vittoria elettorale del 2012. Ora il suo ritorno in campo si sancisce definitivamente la mutazione avvenuta da associazione/lista civica, propostasi con un progetto di cambiamento (disatteso!), a cartello elettorale imbastito in vista del voto.
Eppure, nella lunga campagna che ha preceduto le elezioni del 2012, SD aveva suscitato molte speranze, aveva proposto un programma attento all’ordinaria amministrazione ma che, nel contempo, guardava lontano prospettando un positivo e duraturo cambiamento, un coinvolgimento attivo della cittadinanza. Questo programma ambizioso ma possibile non è stato nemmeno tentato. Oggi i cittadini assistono al consueto attivismo di fine mandato, una manutenzione ordinaria del consenso che suscita sospetto nei più accorti; pensare che in pochi giorni si possano far dimenticare gli anni trascorsi, gli impegni disattesi significa avere poca considerazione dei propri concittadini.
In tale contesto è difficile, per chi voglia esprimere un voto di opinione anziché di supina appartenenza, orientarsi. Non vi è confronto fra le parti in campo, si ignorano i programmi che diverranno necessariamente pubblici ma editati in qualche salotto, in qualche studio professionale. Tutto si ridurrà ad uno scambio di figurine per riempire le caselle delle liste provocando, ancor più, la disaffezione dei cittadini che, in una spirale perversa, protrarrà questo stato di cose. Una positiva discontinuità si potrà avere solo al verificarsi di due condizioni minime: la prima è che si diffonda la consapevolezza che l’ente locale, il Comune, oggi rappresenta la base di qualsiasi possibile sviluppo socio-economico territoriale, la seconda è la presa d’atto, ancora poco diffusa, che una indispensabile cittadinanza attiva non può limitarsi al voto.