Politica interna
Inchiesta Consip: Altre carte, il padre dell’ex premier Matteo Renzi oggi dai pm. L’inchiesta Consip si allarga. Tiziano Renzi, padre dell’ex presidente del Consiglio. Oggi è previsto l’interrogatorio di Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, accusato dal pm Mario Palazzi e dal procuratore aggiunto Paolo Ielo di essersi speso con l’ad di Consip, Luigi Marroni, per favorire Alfredo Romeo, l’imprenditore arrestato mercoledì. E proprio queste presunte pressioni del padre dell’ex premier, finora raccontate solo da Carlo Russo, l’imprenditore fiorentino indagato per lo stesso reato e amico di famiglia dei Renzi, troverebbero riscontro nell’interrogatorio di Marroni del 20 dicembre, rivelato da L’Espresso: «Nel marzo 2016 ho incontrato Tiziano Renzi in piazza Santo Spirito a Firenze». E da lui, dice il dirigente, mi fu chiesto di «accontentare» le richieste di Russo, perché persona di sua fiducia. Lo stesso Tiziano Renzi avrebbe presentato Russo a Marroni in un precedente incontro. Ma si fa sempre più scomoda anche la posizione del ministro Luca Lotti, che si difende campagna vergognosa. I Cinquestelle, intanto, ne chiedono la sfiducia. E ieri è andata a sentenza, in primo grado, anche l’inchiesta per truffa del Credito cooperativo. Il senatore di Ala, Denis Verdini, è stato condannato a 9 anni più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. E così risponde alle accuse che gli vengono rivolte: «Nessuno ha perso dei soldi, ne uscirò in Cassazione». Uno degli elementi che fanno pensare alla cadenza mensile dei pagamenti deriva ancora dalla possibile metafora utilizzata da Romeo, quando dice a Russo che lui andrebbe volentieri «a mangiare una bistecca ogni mese… Dobbiamo fare un ragionamento periodico». Con i versamenti regolari e «in chiaro» Alfredo Romeo aveva ottenuto poco o niente di quello che voleva. I 60.000 euro trasferiti alla fondazione Big Bang riferibile a Matteo Renzi, diceva, non gli avevano aperto le porte che sperava.
Caso Consip, le ripercussioni sul governo. Le onde sismiche del caso Consip cominciano a provocare effetti nel Palazzo, mettono in crisi equilibri già instabili, lambiscono il governo. I grillini, infatti, hanno presentato alla Camera e al Senato una mozione di sfiducia contro Luca Lotti, il ministro dello Sport indagato per rivelazione di segreto d’ufficio. «Lo scandalo Consip è una bornba atomica sulla politica italiana. Quando esploderà sui partiti, non ci sarà riparo per nessuno», si legge sul blog di Beppe Grillo. Lotti, e Matteo Renzi, respingono tutte le accuse. II ministro posta la sua difesa su Facebook «Si parla di tangenti, di arresti, di appalti. Tutte cose alle quali sono totalmente estraneo». Secondo Lotti, «se qualcuno pensa di far passare il messaggio che noi siamo come gli altri, che “tutti rubano alla stessa maniera”, avete sbagliato destinatario. Noi siamo gente seria e perbene». Un post che Renzi rilancia su Twitter con due parole: “Ora basta”. Anche il Pd non resta passivo e replica con durezza ai grillini. «Mi domando se faranno una mozione anche per Virginia Raggi. Noi non l’abbiamo fatto, perché un avviso di garanzia non è una condanna», dice il presidente del partito Matte Orfini. Al Senato, dove la maggioranza di governo è da sempre ballerina, si comincia a fare i conti. Il «caso Consip», dunque, si è abbattuto con violenza sulla politica italiana. E nemmeno il governo è al riparo. Non è la mozione di sfiducia dei Cinque Stelle nei confronti del ministro dello Sport Luca Lotti a destare l’allarme. A Palazzo Chigi c’è «preoccupazione» per le possibili evoluzioni di una vicenda che rischia di provocare «instabilità» nel quadro politico e di produrre nuove fibrillazioni. Per questo motivo Paolo Gentiloni segue con attenzione gli eventi. Ma è il Pd a essere veramente nell’occhio del ciclone. Il partito è dilaniato e preoccupato. Franceschini, Fassino e Martina vorrebbero convincere Matteo Renzi a spostare più in là il Congresso e le primarie per evitare che il confronto si trasformi in uno scontro dirompente nel mezzo di una bufera giudiziaria che coinvolge persone vicine a Renzi. L’ex segretario continua a invitare tutti alla «calma» e, nonostante le polemiche e le indiscrezioni giornalistiche, prosegue il suo tour per l’Italia. Ieri è stato in Puglia, dove, insieme alla viceministra Teresa Bellanova, ha incontrato alcuni lavoratori dell’Ilva di Taranto, e poi in Basilicata. La linea dell’ex presidente del Consiglio non cambia: si facciano i processi e si faccia «chiarezza» in tempi rapidi e certi. Ma gli altri esponenti del Pd faticano a tenere i nervi saldi. E in un Transatlantico impazzito c’è anche chi teme un possibile arresto del padre dell’ex segretario. Tra i renziani, ora, spira un certo pessimismo per l’esito delle primarie. SI, perché il rischio, con questa bufera giudiziaria che investe personalità vicine a Matteo Renzi, è che il leader dimissionario non riesca a superare il 50 per cento.
Politica estera
Russiagate. Scoppia il caso del ministro della Giustizia Jeff Sessions. Trump difende il suo ministro. Bufera sul segretario alla Giustizia Usa Jeff Sessions. Durante la campagna presidenziale di Trump avrebbe incontrato due volte l’ambasciatore russo a Washington, Sergey Kislyak, senza rivelarlo nelle audizioni al Senato. Dopo Flynn, scoppia il caso del ministro della Giustizia Jeff Sessions. Queste rivelazioni mettono in dubbio il decollo della sua agenda e della sua statura presidenziale tentato solo pochi giorni or sono con il discorso al Congresso e al Paese. II «Russiagate» si allarga e prende di mira il segretario alla Giustizia Jeff Sessions. Il Washington Post ha rivelato che l’ex senatore dell’Alabama si era incontrato due volte con l’ambasciatore russo a Washington, Sergey Kislyak, durante la campagna presidenziale di Donald Trump, ma non aveva rivelato questi colloqui nelle audizioni per la sua conferma. In questo modo potrebbe aver violato la legge, perché l’audizione al Senato era sotto giuramento. I democratici ora chiedono le sue dimissioni. Diversi repubblicani invece hanno domandato che si faccia da parte nell’inchiesta in corso sui collegamenti tra Mosca e la campagna di Trump, e in serata Sessions si è ricusato. L’intelligence americana ha concluso da tempo che la Russia ha cercato di influenzare le presidenziali del 2016, attraverso gli attacchi lanciati dai suoi hacker per rubare informazioni compromettenti su Hillary Clinton. II nodo ora è capire se questa strategia era stata concordata con la campagna del candidato repubblicano, e quindi con la complicità sua, o dei suoi collaboratori. A questo punto Sessions rischia di finire sullo stesso scivolo che fece precipitare Michael Flynn, il consigliere per la Sicurezza nazionale, costretto a lasciare il 13 febbraio. I due leader democratici della Camera, Nancy Pelosi, e del Senato, Chuck Schumer, sostengono che Sessions se ne debba andare.
Migranti: il nuovo piano Ue e la minaccia sanzioni. La Commissione europea ha lanciato l’allarme sulla necessità di «rimpatriare oltre un milione» di migranti dall’Ue perché non hanno i requisiti per essere accolti come rifugiati. In vista della discussione sull’emergenza immigrazione, in agenda nel Consiglio dei capi di Stato e di governo in programma il 9 e 10 marzo prossimi a Bruxelles, il presidente lussemburghese della Commissione Jean-Claude Junker e il commissario Ue greco Dimitris Avramopoulos hanno sollecitato anche aiuti per l’Italia e la Grecia, che «restano sotto pressione» davanti ai flussi in arrivo. Avramopoulos ha presentato studi che stimano da rimpatriare oltre la metà dei due milioni di migranti arrivati nell’Ue. La Commissione europea ha così presentato proposte ai governi per accelerare e meglio gestire le espulsioni verso i luoghi d’origine. Spicca la richiesta di rinchiudere fino a 18 mesi chi deve essere espulso, per impedirgli di fuggire e raggiungere L’Italia II premier Gentiloni: «Sulla Libia progressi, ma nessuno si aspetti risultati miracolosi» altri Paesi Ue. «Gli Stati membri dovrebbero ricorrere ai centri di detenzione quando i migranti irregolari non collaborano o c’è il rischio di fuga», ha detto Avramopoulos, escludendo che i centri possano diventare «campi di concentramento». Intanto, Angela Merkel, da ieri, due mesi dopo la strage di Berlino e sette prima delle elezioni, è in tour fra Egitto e Tunisia per chiudere le rotte del Mediterraneo. Basta braccia aperte: «Assistenza ed equipaggiamento per fermare i trafficanti d’uomini». Traduzione: promettere al generale egiziano Al Sisi un accordo simile a quello firmato con la Turchia d’Erdogan, più soldi in cambio di migliori frontiere. L’inaugurazione di tre centrali elettriche sul Nilo da 8 miliardi di euro, come anticipo, e poi soldi ai guardacoste, sensori sui confini, le stesse cose che i tedeschi hanno già fornito ai tunisini per bloccare i flussi dalla Libia. Altro che intese concertate con l’Ue: «Ci sono grandi sfide e noi parliamo d’aiuti tangibili», accelera Angela. Brucia ancora il caso Amri, il jihadista del mercatino di Natale che la Tunisia s’era rifiutata di riprendersi nonostante l’espulsione, e la questione calda rimane proprio quella dei rimpatri.
Economia e Finanza
I dati sul lavoro. A gennaio occupati in aumento (+30mila). Calano gli inattivi. Gennaio va in archivio con 30mila occupati in più rispetto a dicembre, soprattutto per la spinta dei lavoratori permanenti (+21 mila) e indipendenti (+36 mila), mentre i contratti a termine sono in calo (-28mila). Il tutto è andato a vantaggio degli uomini e degli ultracinquantenni, per effetto dell’aumento dell’età pensionabile. È una crescita congiunturale di dimensioni assai contenute quella evidenziata dall’Istat a gennaio, mese caratterizzato ancora da un quadro economico ricco di incertezze e che coincide con l’inizio degli incentivi mirati per giovani e Sud al posto dello sgravio contributivo generalizzato per le assunzioni a tempo indeterminato. Il tasso di occupazione a gennaio raggiunge il 57,5%, il più alto registrato dall’Istat da maggio 2009, anche se la platea di occupati resta ben lontana dal 70% circa che si registra in media nell’Unione europea In Italia per gli uomini il tasso di occupati è al 67%, mentre per le donne è ancora fermo al 48,1%, uno dei livelli più bassi in Europa. Se il confronto si fa su base annua, rispetto a gennaio 2016, ci sono 236mila occupati in più, ma l’incremento più forte riguarda i lavoratori con contratti a termine (+136mila), per i permanenti la crescita è più limitata (+57mila), così come per gli indipendenti (+43mila). Bilancio condiviso dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: «Quelli dell’Istat sono dati positivi: in generale c’è un incremento dell’occupazione». Ma il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, pur dicendo di non voler fare polemiche politiche, sottolinea: «Per creare lavoro e reddito non esistono scorciatoie, invenzioni di redditi e di bonus (la decontribuzione del Jobs act e gli 80 euro ndr): bisogna creare condizioni di competitività perché le imprese possano assumere. Le scorciatoie ci portano a ripetere gli errori del passato».
L’Italian Design Day. Presentato ieri alla Farnesina il programma che prevede esposizioni nelle ambasciate delle cento principali città Italian design day nel mondo Il nostro Paese è leader globale. II design nel mondo parla italiano: su 100 miliardi di fatturato del settore un terzo – circa 32 miliardi – è made in Italy. Ora l’Italia ha deciso di aggiungere al “saper fare” prodotti creativi anche il “far sapere”, celebrando in oltre 100 città in tutto il mondo – attraverso la rete di ambasciate, consolati e istituti di cultura -, la prima giornata del design italiano. Ieri a Roma alla Farnesina- dove per l’occasione sono state esposti oltre 30 oggetti di design, con Ferrari, Vespa, Fiat 500 di oggi e del passato parcheggiate all’esterno – si è alzato ufficialmente il sipario su questo evento fortemente voluto dal ministero degli Esteri con il ministero dei Beni culturali e la Triennale di Milano, e organizzato con il Salone del Mobile, l’associazione per il disegno industriale e l’Agenzia Ice. L’«Italian design day» rientra nel piano di promozione del made in Italy lanciato dal governo – sotto la regià della Farnesina – con lo slogan «Vivere all’italiana». Che a novembre a esempio ha organizzato la prima settimana della cucina italiana nel mondo con 1.400 eventi in 108 Paesi del mondo per promuovere uno dei più forti simboli del made in Italy: l’enogastronomia italiana. «Oggi celebriamo il talento italiano che vogliamo rivendicare, rilanciare e promuovere perché ‘Italia èlasuperpotenza della bellezza e del gusto», ha spiegato in apertura il ministro degli Esteri Angelino Alfano. “Oggi, grazie alla rete diplomatica, in contemporanea in 100 città, 100 grandi designer, imprenditori, architetti, giornalisti, critici, comunicatori, docenti racconteranno il design italiano attraverso esposizioni, conferenze, tavole rotonde. Sarà un momento in cui il design fungerà da ponte e da foro di dialogo con gli altri Paesi: una piattaforma di confronto e di incontro da cui nasceranno collaborazioni culturali e imprenditoriali. È questo un gioco di squadra: intorno al tavolo attivato dal ministero degli Esteri si sono ritrovati le istituzioni, gli imprenditori, gli enti privati e pubblici di studio e formazione, gli operatori del settore, tutti con l’intento comune di presentare al mondo “il bello e il ben fatto italiano”, capace di coniugare capacità creativa con processi industriali sempre più innovativi e sofisticati”.