Ieri dal Consiglio dei ministri è arrivato il primo via libera alla fusione tra Ferrovie e Anas, come ha confermato anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, intercettato dai cronisti al suo arrivo al Mise per il tavolo su Alitalia. La norma che dettaglia l’operazione è ancora alla messa a punto definitiva e sarà inserita nel decreto legge sulla manovrina a valle del semaforo verde accordato mercoledì dalla Ragioneria generale dello Stato che aveva sollevato alcuni rilievi sul possibile impatto delle nozze sulla finanza pubblica. La soluzione trovata dai due ministeri interessati (Tesoro e Infrastrutture) sarebbe quella di un aumento di capitale -e non più di un trasferimento a titolo gratuito di cui pure si era parlato nelle scorse settimane – che sarebbe effettuato dallo Stato conferendo Anas al gruppo guidato da Renato Mazzoncini. In questo modo, la prima manterrebbe la sua autonomia lasciando invariato il patrimonio dello Stato a operazione avvenuta. A stabilire l’entità della ricapitalizzazione sarà una perizia di parte: attualmente il valore nominale di Anas, al lordo delle partecipazioni, è di 2,8 miliardi, ma sarà la suddetta analisi a individuare l’esatto ammontare dell’aumento di capitale. Anche perché per fissare l’asticella sarà necessario anche avere un quadro preciso del contratto di programma nonché dei flussi di cassa futuri della società, affidata alla guida di Gianni Vittorio Armani. La lista comprende 119 interventi prioritari, si tratta di 46 opere singole e 73 differenti programmi che interessano in tutto 50 città. II progetto «Connettere l’Italia» lanciato l’anno scorso – come spiega l’«Allegato Infrastrutture» che accompagna il nuovo Def appena varato – entra così nella sua fase operativa introducendo due novità importanti: una «rinnovata centralità della pianificazione strategica», e soprattutto la valutazione ex ante delle opere. In attesa della messa a punto del primo «Documento pluriennale di programmazione» il ministero dei Trasporti ha così effettuato una analisi a tappeto di tutte le opere valutando il loro impatto economico, lo stato di maturità progettuale, le risorse già investite ed il fabbisogno residuo ed alla fine di questo percorso ha stilato la lista di promossi e bocciati. Oltre alle opere strategiche nel campo delle ferrovie, delle strade, dei porti e degli interporti, particolare attenzione va alla cosiddetta «cura del ferro» nelle 14 città metropolitane, ai collegamenti ad alta velocità con gli aeroporti ed alle nuove piste ciclabili nazionali.