Enrico Costa si dimette da ministro per gli Affari regionali. «Lavoro al centrodestra allargato proposto da Silvio Berlusconi», dice. Tensioni con Ap e il centrosinistra. Con l’uscita di Costa e il rinvio dello ius soli, il premier Paolo Gentiloni è convinto di aver rafforzato il governo. «Non c’erano più le condizioni, ero finito sotto un tiro incrociato di accuse di presunto conflitto di interessi: preferisco rinunciare alla poltrona e lavarare al centrodestra allargato proposto da Silvio Berlusconi, da oggi sarà la mia missione». Angelino Alfano non l’ha presa benissimo: «Credevo lo facesse già un po’ di tempo fa. Sono un gesto inevitabile e tardivo». A Gentiloni i conti tornano, ora che Costa si è dimesso dal governo. «E’ chiaro che Costa nel governo non ci può più stare per quello che ha detto su Berlusconi. Quindi, Angelino, dovete farlo dimettere». Senza giri di parole, nel faccia a faccia a Palazzo Chigi di martedì sera, Paolo Gentiloni fa capire chiaramente ad Alfano che la misura è colma. Passi per la dichiarazione del titolare degli Esteri sulla collaborazione col Pd che si è conclusa, ma addirittura l’elogio dell’avversario no: il ministro degli Affari Regionali non può restare nell’esecutivo.