di ANTONELLA CATRAMBONE
La vicenda sul Parco Archeologico di Capo Colonna (KR) non smette di stupire e si infittisce di misteri. E’ di qualche mese fa la notizia secondo la quale alcuni reperti archeologici di epoca romana siano stati seppelliti da una colata di cemento a seguito di un progetto finanziato con fondi comunitari europei. La vicenda ha smosso le coscienze dei cittadini crotonesi e non che, attivatisi con manifestazioni e presidi hanno coinvolto molte autorità politiche accendendo i riflettori su quanto stava accadendo in una delle aree archeologiche più belle d’Italia.
A tal fine, le europarlamentari del M5S Laura Ferrara ed Isabella Adinolfi inoltravano, nel mese di gennaio, un’interrogazione relativamente alla coerenza e regolarità del progetto rispetto alle finalità da conseguire in quell’area. In una nota stampa congiunta delle due parlamentari viene resa nota la risposta di Corina Cretu, Commissaria Responsabile della Politica di Coesione nell’esecutivo Juncker. La Commissaria ha affermato che il cofinanziamento europeo del progetto per il recupero dell’area di Capo Colonna non è mai esistito.
Eppure sul cantiere è esposta la cartellonistica che indica trattasi di “Progetto cofinanziato dall’Unione Europea” ed esibisce la bandiera dell’Unione Europea, nel Burc Calabria è pubblicato l’Accordo di Programma Quadro “Beni e Attività Culturali per il territorio della Regione Calabria”, in cui si prevede che debbano essere consentite le ispezioni dei funzionari comunitari per il controllo dei documenti e dei lavori così come il Bando di Gara, emesso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, indica che l’appalto dei lavori “è connesso ad un progetto finanziato da fondi comunitari”.
Ora si tratta di capire, sostengono le due parlamentari, “se la Regione Calabria ha prodotto un falso in atto pubblico occultando alla Commissione Europea, al momento di fornire i dati alla nostra interrogazione parlamentare, la sussistenza del cofinanziamento comunitario sul progetto per Capo Colonna o se ci sia stato un ciclopico errore frutto della cronica incompetenza gestionale della Regione sui Fondi strutturali, che da molti anni produce il dilapidarsi di miliardi di euro a vantaggio di cricche e sodalizi di vario conio”.
Le due parlamentari criticano il modo di fare della Commissione Europea e lo dichiarano ingiustificabile. “Compito primo dell’esecutivo comunitario dovrebbe essere quello di mostrare serietà e rigore nel trattare i casi di presunte irregolarità sull’uso dei soldi pubblici europei. Ci saremmo aspettate indagini accurate per verificare la correttezza dell’impiego dell’ammontare rilevante di 2 milioni e 500 mila euro, specie in considerazione del fatto che sul tema dei Fondi Strutturali troppe volte sono stati evidenziati con sgomento i dati relativi alle truffe e alle irregolarità rilevate, con annesse indagini giudiziarie. Ancora più urtante è l’essere consapevoli che quei soldi dovrebbero essere impiegati per creare occupazione di qualità, valorizzazione del patrimonio culturale, sviluppo infrastrutturale e tutela dell’ambiente”.