Testo di Diana Gasparini LifeCoach-Psicologa- raccolto da Paolo Isa
Un modo non usuale di applicare la filosofia pratica dello yoga, è vederlo assieme alle stagioni che riguardano il vivere quotidiano di tutti, un ritmo del tempo che è presente e osservabile facilmente vorrei dire, e che è ritrovabile nel nostro subconscio abbastanza facilmente, sotto forma di idee e credenze , aspettative e disposizione emotive differenti a seconda della stagione del momento..
Tra le varie tipologie di yoga presenti oggigiorno, praticate dando preferenza a posizioni specifiche, o a concetti specifici piuttosto che altri, presi dal corpo filosofico generale dello Yoga , vedi lo yoga della risata, il kundalini yoga, etc.. voglio sottolineare questo modo di fare yoga, che va d’accordo e può essere integrato con tutti gli altri.
Parto dal postulato base dello Yoga, cioè unità tra il mondo “psiche” così spirituale, energetico e impalpabile, e la concretizzazione del mondo materiale, dal proprio corpo a tutto ciò che è fisicamente attorno alla propria personale esperienza di vita.
Yoga , ieri e oggi, da sempre.. è “voler unire”, e le varie posizioni fisiche che si assumono con il corpo sono solo l’ultima parte di una posizione emotiva –mentale-spirituale che si dovrebbe assumere contemporaneamente al corpo.. altrimenti si sta semplicemente facendo altro, non yoga.
Quest’ultima affermazione aprirebbe un lungo capitolo che non è sede trattare ora, sul conoscere o meno la posizione spirituale o emotiva da tenere nel mentre di ogni asanas , per chi pratica yoga spesso nozione relativamente sconosciuta: almeno questa frase avrà avuto lo scopo di rimettere in moto una certa ricerca, non entrando nel merito , che senz’altro esiste, del perché, nella nostra società, al giorno d’oggi si sia frazionato il corpo unitario dello yoga dando vita appunto a numerose specializzazioni diverse,
Lo yoga non è mai statico. Ogni atto del vivere è di fatto una esperienza di yoga. Un atto dopo l’altro, una qualsiasi sequenza di atti al di là di ogni giudizio di valore, forma una sequenza di atti di yoga, che è in realtà una danza, una forma di danza molto antica e madre di molte altre.
Vedere una posizione fissa tenuta dal corpo, per vari minuti, è come vedere al rallentatore un movimento di danza: può avere uno scopo preciso e circoscritto, che è in ultima analisi di riprendere poi il flusso continuo di movimento del corpo e coscienza nella vita. Questo è yoga : unità. Ogni distacco da questo fluire, non è mai stato il fine ultimo dello yoga.
Dopo questi cenni introduttivi sul ricordarci cosa voglia dire “unità” , ovvero, in ultima analisi, danzare al ritmo fondamentale, il ritmo madre, della propria vita, il focus ritorna ad uno dei ritmi più comuni e condivisi: quello delle stagioni. Stiamo entrando nella prima parte dell’autunno, che astrologicamente viene chiamata “Bilancia”, che riguarda il periodo dall’equinozio d’autunno al 22 ottobre. In questa periodo il nostro subconscio respira una temperanza e moderazione che la natura ora porta, dopo aver esaurito la passione , il caldo estivo, e aspettando per contrasto lucidamente il freddo invernale, lucidamente prevedibile. Anche il giorno e la notte in durata via via si equivalgono, i colori nell’ambiente si fanno sfumati, le temperature più miti e gradevoli.. tutto ciò “suggerisce” una disposizione simile nel nostro inconscio, che viene riverberata nelle regioni più coscienti, suggerendo una “tonalità” di base di vita analoga.. quindi c’è nell’aria una naturale propensione per i bilanci, le valutazioni, le scelte, perché il raccolto estivo (Leone) è stato fatto ed è stato anche messo in ordine e riposto (Vergine), mentre ora è il momento di ripartirlo equamente, ed ecco il simbolo della Bilancia, soppesando in base ai risultati se modificare e come la semina per l’anno successivo.
E’ un tempo di riposo, di pausa, di sereno godimento e/o accettazione di come sia andato il processo del “raccolto” qualsiasi esso sia personalmente stato nei mesi precedenti. Si respira una meritata sensazione di riposo, di immaginazione più che di azione , di progettazione a lunga gittata più che inizi pratici vigorosi di nuovi progetti… è un momento nel quale anche la socialità intesa come unione comune delle “provviste” per far fronte alla prossima stagione è rivalutata, contrariamente ad un impulso personale egoico che viene più sferrato in primavera, da ogni piantina, per cercare la propria vita.. yoga vuol dire unire la propria consapevolezza quotidiana a questi sottili suggerimenti, presenti da molto più tempo di ogni nostra singola vita materiale, e riconoscerli celati in vari atteggiamenti, pensieri e perfino modi di svolgere le più comuni azioni quotidiane, dal versare il tè in una tazza con la serena consapevolezza del periodo di tempo in cui si è presenti, senza entrare magari in ansia se si sente una strana “non voglia” di fare, ma di contemplare un tramonto più tempo del solito.. le applicazioni sono infinite, ognuno di noi in fondo può saperle ritrovarle nel proprio mondo quotidiano.