di LAURA BERCIOUX
Sembrano storie di altri tempi, da fine ottocento, quando a partorire c’erano le levatrici che si spostavano di paese in paese. Nel 2014 le cose non sembrano diverse: una donna partorisce a Lipari in casa. Come? Con l’aiuto di Dio e l’ostetrica catanese Antonia Giunta, che è andata personalmente dalla partoriente, Laura Zaia.
Si sono conosciute sui social: Facebook, la grande piazza sociale, ha fatto il suo dovere “social”. Grazie a questa amicizia virtuale è venuta al mondo, sana e salva, la piccola Giada, nata a Lipari.
L’isola siciliana non ha un ospedale e quindi le partorienti devono imbarcarsi e con il traghetto, condizioni metereologiche permettendo, andare a Messina o Milazzo. Se c’è un’ emergenza arriva l’elicottero.
Così su Facebook, è nato un gruppo di 1583 membri che si chiama “Voglio nascere a Lipari”. Se questo è un segnale di modernità, qualcuno dovrà attrezzare l’isola con un ospedale adeguato che serva anche le altre isole Eolie anch’esse isolate dal mare. Evidentemente c’è un bisogno sociale di identificarsi con la terra in cui si vive. Nascere a Lipari “ginecologo cercasi”!