Di LAURA BERCIOUX
Erri De Luca è uno scrittore controcorrente. Lo è sempre stato. Ex camionista, magazziniere, muratore, militante di Lotta Continua, traduttore autodidatta dall’ebraico antico entusiasta ai limiti della mania. Ma è anche uno scrittore indissolubilmente legato a Napoli, come spiega in questa intervista a “IlSudOnLine”.
Qual è il suo rapporto con Napoli e il Sud?
“Provenienza: sono napoletano per lingua madre e per sistema nervoso, addestrato a prontezze di riflessi e immunità ai rovesci. Sud è un vasto punto cardinale che occupa gran parte dell’emisfero nord, ha pure la maggioranza degli abitanti della terra. Mi onoro di appartenere a un Sud”.
Ricordi belli e positivi di Napoli e del Sud?
“Le estati trascorse sull’isola d’Ischia da zero a sedici anni, un brodo di pollo succhiato dal cucchiaio durante una febbre malarica in Tanzania dove ho svolto un servizio volontario”.Qual è la percezione della reputazione di Napoli nel suo ambiente di lavoro?
“Non ho più un ambiente di lavoro, oggi faccio lo scrittore, attività che esclude l’ ambiente e anche la parola lavoro”.
Attualmente qual è l’opera più simbolica di Napoli e del Sud?
“La metropolitana di Napoli e il mancato ponte sullo Stretto di Messina”.
Qual è l’autore più rappresentativo di Napoli e del Sud?
“In letteratura Cervantes, dalle nostre parti Giordano Bruno”.
Domenico Rea parlò di due Napoli, borghesi e lazzari, senza diventare popolo: le sembra una chiave di lettura ancora attuale?
“Napoli ha avuto il suo popolo in momenti urgenti. L’insurrezione contro l’occupazione tedesca del settembre ’43 e’ stato uno dei suoi più grandi appuntamenti”.
Raffaele La Capria parla di ferita insanabile aperta nel 1799: i lazzari presero i borghesi illuminati: questa ferita ancora sanguina a suo avviso o è una enfatizzazione letteraria?
“I Giacobini napoletani governarono Napoli con le armi francesi, dunque erano politicamente impresentabili al popolo e militarmente debolissimi. Vennero cancellati dalla repressione borbonica ma il loro sangue apparteneva al futuro. Non sanguina più, diversamente dalla reliquia di San Gennaro”.
La libertà di opinione esiste o no in Italia?
“La libertà di opinione ossequiosa del potere, servile e premurosa verso le autorità: le assicuro che è libera, garantita e non corre pericolo di censura”.
Quanto ha influito Napoli sulla sua scrittura?
“Ha influito sul mio ascolto di storie grandiose e povere, dunque ha influito e influisce assai.
Tornerebbe a vivere a Napoli?
“No, ma non per Napoli, ma perché non tornerei a vivere in una città”.
Curzio Malaparte diceva che Napoli è una Pompei che non è mai stata sepolta”. E’ d’accordo?
“Finora il Vesuvio l’ha risparmiata, ma Pompei era romana mentre Napoli è greca e spagnola”.
Parliamo di Pompei: che effetto le fa, da meridionale, vedere che crolla?
“E’ il più chiaro simbolo della premura dell’ autorità pubblica verso la cultura”.
Cosa farebbe se fosse il sindaco di Napoli?
“C’è De Magistris che fa molto meglio di quello che potrei fare io”.