LA STAMPA dedica un approfondimento alle sperimentazioni in atto di nuovi farmaci per sconfiggere il virus dell’Ebola e fermare l’epidemia in tempo. “Contro Ebola non esistono ancora né cure né vaccini pronti per l’uso. Le speranze di arginare la terrificante epidemia sono tutte riposte in terapie e vaccini sperimentali che, prima dell’inizio dell’emergenza, erano stati messi da parte per mancanza di fondi. Emblematica la denuncia di Francis Collins a capo del National Institutes of Health degli Stati Uniti, secondo il quale oggi non abbiamo un vaccino perché il Congresso ha tagliato i fondi necessari. Un’accusa che rimbomba nelle coscienze di tutti i governi occidentali. Così oggi ci ritroviamo a poter contare solo su terapie sintomatiche e palliative, e un mucchio di ricerche da rispolverare con pochissimo tempo a disposizione per farlo. Le terapie di supporto Si tratta di terapie sintomatiche che prevedono l’utilizzo di paracetamolo e soluzioni reidratanti per sopperire alla perdita di liquidi.
A queste va aggiunta la somministrazione di antibiotici ad ampio spettro per prevenire le cosiddette infezioni opportunistiche, come la polmonite o la setticemia, che possono colpire approfittando della debolezza del sistema immunitario. I farmaci sperimentali Sicuramente il più promettente è l’americano Zmapp, già somministrato ai due missionari statunitensi rimpatriati dopo l’infezione, che stanno migliorando, e a quello spagnolo rimpatriato a Madrid, che invece è morto. Il siero, prodotto nelle piante di tabacco ingegnerizzate, è stato sviluppato dalla Mapp Pharmaceuticals che ha ricevuto dall’Nih 32 milioni di dollari.
Oltre a Zmapp, c’è il il Tkm-Ebola della Tekmira Pharmaceuticals, un altro medicinale mai testato su pazienti umani. La terapia è stata sviluppata nell’ambito di un contratto di 140 milioni di dollari stipulato con il dipartimento della Difesa americano. Un farmaco simile è sviluppato dalla statunitense Sarepta, ed è già all’inizio della fase di sperimentazione sull’uomo. È invece recente l’annuncio da parte di una casa farmaceutica cinese di un farmaco, il Jk-05, che dai test sui topolini sembra funzionare.
Il vaccino italiano. Il vaccino più promettente, da poco in fase di sperimentazione sull’uomo, viene prodotto in Italia, negli stabilimenti di Okairos/Advent, presso l’Irbm Science Park di Pomezia (Roma), rilevati lo scorso anno dalla casa farmaceutica GlaxoSmithKline per 324 milioni di dollari. Il vaccino sfrutta un adenovirus (che negli uomini causa raffreddori e congiuntiviti) derivato dagli scimpanzé e sembra offrire una protezione completa nel breve periodo, e parziale per il lungo periodo.
La ricerca in Canada. Un vaccino è stato messo a punto dagli scienziati della Public Health Agency of Canada insieme all’Istituto di ricerca medica sulle malattie infettive dell’esercito americano. Fino a oggi è stato testato su animali che 30 minuti prima erano stati infettati con massicce dosi del virus, salvandone la metà. Per la sua realizzazione sono stati necessari 10 anni e 10 milioni di dollari. Ora il ministero della Sanità canadese ha annunciato l’avvio della prima fase dei test sull’uomo che, se dovesse andar bene, porterà subito dopo allo step successivo. Il costo di questa operazione si aggirerebbe intorno ai 100 milioni di dollari.
I test negli Stati Uniti. Inizieranno all’inizio del prossimo anno anche i test sull’uomo del vaccino dell’azienda Johnson & Johnson. Invece di focalizzarsi sia sul ceppo Zaire che su quello Sudan, l’azienda si concentrerà solo sul primo, responsabile dell’epidemia attuale. Il vaccino, che in realtà è la combinazione di due trattamenti messi a punto dalle compagnie biotech Crucell, controllata da Johnson, e Bavarian Nordic, è stato ottenuto a partire da un adenovirus che porta all’interno dell’organismo i geni necessari dell’Ebola affinché si generi una risposta immunitaria. L’annuncio della Russia Il ministro della Sanità del Cremlino, Veronika Skvortsova, ha annunciato di avere in cantiere un vaccino sperimentale che ha mostrato risultati positivi in studi preclinici. Delle sue caratteristiche si sa ancora poco. Al momento l’équipe che sta lavorando alla messa a punto del vaccino, che comprende esperti dell’Istituto Ivanov del ministero e uno specialista dell’agenzia statale per la tutela della salute, stanno conducendo ulteriori test”.