Dopo la follia ultrà che è andata in scena in occasione della partita Napoli-Fiorenztina all’Olimpico parlano le istituzioni. E negano che ci sia stata “trattativa tra Stato e ultrà”. “Non sta né in cielo né in terra”, twitta il ministro dell’Interno Angelino Alfano cercando di stoppare ipotesi e accuse sul via libera che alla finale di Coppa Italia avrebbe dato il capo ultrà del Napoli, Gennaro De Tommaso. Ma non si placano le polemiche sui 45 minuti sul faccia a faccia tra le forze dell’Ordine e Genny ‘a carogna. Che indossava un amaglietta con scritto “Speziale libero” ovvero il tifoso condannato per la morte dell’ispettore capo Filippo Raciti, morto il 2 febbraio 2007 nello stadio di Catania. E la vedova Marisa Grasso prende carta e penna e in una lettera al quotidiano il Tempo scrive tutta la sua indignazione e la sua umiliazione per aver dovuto vedere assistere allo spettacolo di uno Stato debole che si sarebbe fatto autorizzare una partita da uno che indossava una maglietta inneggiante alla liberazione dell’assassino di un poliziotto. La vedova Raciti ha ricevuto le telefonate di Matteo Renzi, di Pietro Grasso, di Alfano, del capo della Polizia. “È una vergogna: lo stadio in mano a dei violenti e lo Stato che non reagisce, impotente e che quindi ha perso”, ha denunciato la Grasso.
Intanto Alfano ha annunciato iniziative drastiche: “Sto pensando a un giro di vite fortissimo, il Daspo a vita. Lo spettacolo calcio non può essere guastato da belve. Ci sentiamo tutti Raciti. Gli stadi devono tornare a essere dei luoghi accoglienti per le famiglie”. E alle famiglie pensa proprio il presidente dle Consiglio. “Voglio far passare le elezioni perché è da sciacalli buttarsi su quello che è successo quando c’è un ragazzo che sta male. Non mi interessa prendere voti in questo modo. Se qualcuno lo vuol fare, lo faccia. Io non ci sto. Lascio passare le elezioni, lascio finire il campionato e poi, tra luglio e agosto, pensiamo a come restituire il calcio alle famiglie”, Renzi in un colloquio con La Stampa . “In un Paese civile Genny la carogna, con quella maglietta lì, non sta in curva, sta dentro – osserva il premier -. Sabato, e troppe altre volte come sabato, abbiamo visto lo stadio come un luogo dell’impunità. Sa qual è stata la cosa forse più sconvolgente? È stato vedere i giocatori che andavano a parlare con i capi delle tifoserie’. Non facciamo le belle addormentate – è l’amara considerazione del presidente del Consiglio – questa cosa c’è sempre stata. Hanno tolto dalle curve gli striscioni, alcuni dei quali erano anche divertenti, salvo poi far entrare quello che abbiamo visto lanciare sabato sera dagli spalti. Non ci sono dubbi che questo deve finire. Comporterà la rottura con certi ambienti delle tifoserie organizzate? Vorrà dire che romperemo’. Aggiunge: ‘Certo tutto questo richiederà molti interventi. Anche stadi nuovi. Non è il momento di parlarne. Ma quando finisce il campionato, ci metteremo al lavoro. Sono convinto che il calcio sia un luogo da cui può ripartire la convivenza civile del nostro Paese”.
Duro il post con cui Beppe Grillo, sul suo blog, ha commentato i fatti di sabato sera all’Olimpico. “La Repubblica è morta, i suoi cittadini non hanno più rappresentanza, la pentola a pressione sta per saltare – scrive il leader dei 5 Stelle -. All’Olimpico veniva da piangere, come a un funerale. La Repubblica è morta, ma i suoi funerali sono indegni, troppo imbarazzanti”. La presunta “trattativa” tra le forze dell’ordine e gli ultrà viene smentita anche dal questore di Roma Massimo Maria Mazza: “Non c’è stata alcuna trattativa – ha detto in conferenza stampa -. Mai pensato di non giocare: società, Lega, e responsabili dell’ordine pubblico non hanno mai avuto alcun dubbio in proposito. I 45’ minuti di ritardo sono stati richiesti dalla società Napoli per far riscaldare i calciatori. E la stessa società ci ha chiesto se era possibile che il capitano della squadra parlasse con i suoi tifosi. Noi non avevamo nulla in contrario e Hamsik è andato sotto la curva a spiegare che i tifosi della Fiorentina non c’entravano niente con quanto accaduto e che il tifoso del Napoli non era morto, voce quest’ultima che aveva cominciato a spargersi, così come quella che nell’incidente avesse perso la vita anche un bambino”.
E Il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro difende la scelta di aver dato l’ok alla partita per non cedere ai ricatti di una minoranza violenta che voleva impedirlo e per tutelare “l’ordine pubblico”. Dice di “aver interloquito non trattato” con Genny la carogna. Del resto dice: “Se vengo chiamato a sbrogliare una rapina con ostaggi cosa si fa? “Liberare gli ostaggi parlando con il rapinatore o farli ammazzare?”.