E’ utile che ci sia un Ministro per la Coesione Territoriale? – si domanda l’economista Gianfranco Viesti in un articolo pubblicato oggi sul Mattino – È bene che il governo Renzi cambi ora la sua composizione e lo istituisca? La risposta ad entrambe queste domande è sì, ma ad alcune condizioni. Vediamo perché”. La scelta del governo Renzi, continua l’economista, “di non prevedere, contrariamente a quanto l’atto con gli esecutivi Monti e Letta, un Ministro per la Coesione Territoriale non è stata opportuna. Si tratta di una importante responsabilità politica. Contrariamente a quanto alcuni ritengono compito di questo Ministro non è solo curare la spesa dei fondi strutturali. Quello è certamente un capitolo importante, specie in questo periodo in cui si sovrappongono la difficile chiusura (entro fine anno) del ciclo 2007-13 e l’avvio del nuovo ciclo 2014-20, che già mostra alcuni ritardi; si tratta di assicurare che tutti i vecchi programmi completino la rendicontazione e quindi si eviti il disastro politico di dover «restituire» a Bruxelles una parte dei fondi (che sarebbe un segnale pessimo per l’Italia in europa) e di impostare le attività future per avere scelte politiche chiare di indirizzo, una forte concentrazione delle risorse, criteri precisi di definizione dei progetti e meccanismi di monitoraggio e valutazione tali che le nuove risorse siano il più efficaci possibile”.
La possibilità che adesso il governo Renzi ne crei uno è una buona idea, ma anch’essa a condizioni ancor più stringenti. La prima e principale è che il Ministro riceva un chiaro mandato politico dal Premier, e lo verifichi attraverso una profonda discussione in Parlamento. (…) Se non c’è investitura politica, e c’è solo la competenza nominale «coesione territoriale», non cambia niente. Può essere anche peggio. Il Ministro deve avere infatti non solo la piena fiducia e investitura del premier, ma anche grandi capacità politiche e tecniche. Le prime, per interagire con gli altri Ministri, cosa non semplice; le seconde per guidare bene politiche per propria natura molto complesse, sottoposte a regole europee e nazionali, a vincoli normativi e tecnici. L’alternativa è divenire succube di ima burocrazia ministeriale contro la quale, spesso a ragione, proprio il nuovo esecutivo si è più volte espresso.Un Ministro inesperto andrebbe incontro ad un periodo di inattività di molti mesi: una circostanza che il Paese, e in particolare ilSud, non si può permettere”.