I vostri figli dipendono totalmente dallo smartphone? Manifestano paura incontrollata di rimanere sconnessi dalla rete? Utilizzano ossessivamente i social network?
Il Movimento5 stelle alla Camera ha depositato una proposta di legge per invitare il governo a sostenere la battaglia per la prevenzione e la cura della nomofobia (dall’inglese no-mobile-phone-phobia)
Una paura che– si legge nella premessa del testo –«può causare stati di ansia, malessere, irrequietezza e aggressività fino a generare una vera e propria dipendenza patologica poiché non si riesce più a fare a meno di una connessione con internet».
Come si cura la nomofobia?
Attraverso «corsi di recupero in strutture socio-sanitarie» e «campagne informative e riabilitative».
Ecco i sintomi della dipendenza:
- l’uso continuo del telefono cellulare e il trascorrere molto tempo con esso;
- l’avere sempre con sé uno o più dispositivi e il caricabatterie, per evitare di restare con il telefono cellulare scarico
- mantenere sempre il credito
- vivere stati di ansia e di nervosismo al solo pensiero di perdere il proprio telefono cellulare o quando esso non è disponibile o non utilizzabile
- monitoraggio costante dello schermo del telefono cellulare, per vedere se sono stati ricevuti messaggi o chiamate
- l’andare a dormire con il telefono cellulare o con il tablet
Il semplice impulso di controllare in continuazione il cellulare innesca «lo stesso meccanismo che si attiva in un giocatore di azzardo». Nella proposta si citano ricerche e pareri di professori di psichiatria secondo cui «l’attaccamento allo smartphone è molto simile a tutte le altre dipendenze in quanto incoraggia le persone a svolgere attività che credono gli daranno piacere.
I numeri
Secondo un recente sondaggio dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, Gape Cyberbullismo su un panel di 500 soggetti tra 15 e 50 anni, il 51% della fascia 15 e 20 anni controlla lo smartphone 75 volte al giorno. Il 7% lo fa fino a 110 volte. Da un rapporto Agi-Censis emerge che il 22,7% degli italiani ha la sensazione che internet gli causi una sorta di dipendenza. L’11,7% prova ansia all’idea di non potersi connettere. A catturare l’attenzione sono per il 73,4% i messaggi, per il 64,8% l’e-mail, per il 61% i social, per il 53,8% i motori di ricerca.
Il 61,7% degli intervistati – tra i giovani, il79,7% – usa i propri dispositivi anche a letto. Il 34,1% lo fa pure a tavola (49,7% tra i giovani). Il numero degli adolescenti che resta connesso fino a notte inoltrata per chattare è in aumento. Vengono definiti “vampiri” (il fenomeno è chiamato “vamping”) perché «sembrano vivere la propria vita sociale nelle ore notturne, sentendosi poi stanchi, fiacchi e inconcludenti nelle ore diurne, nelle quali dovrebbe svolgersi la loro vera vita adolescenziale, con ripercussioni sulla vita personale, scolastica e lavorativa».