Donald Trump sta gettando nel panico i mercati globali, innescando una reazione simile a quella vista dopo il risultato a sorpresa del referendum sulla Brexit, lo scorso giugno, se non addirittura peggiore. Mentre la vittoria del magnate repubblicano appare sempre piu’ vicina – al momento sono in bilico stati cruciali come Michigan e New Hampshire, ma Trump si e’ gia’ aggiudicato aree chiave come la Florida e la Pennsylvania – le Borse globali, che avevano scommesso sulla vittoria dell’ex first lady democratica Hillary Clinton e avevano ieri chiuso in rialzo (Wall Street aveva guadagnato circa mezzo punto percentuale, dopo il rally di giovedi’), stanno colando a picco. Le piazze asiatiche sono crollate, i future anticipano andamenti simili in Europa e soprattutto a Wall Street, il dollaro e’ in ribasso su tutte le principali valute, con l’eccezione del peso messicano che e’ in forte calo, e il petrolio e’ in caduta libera. Viceversa, si assiste a una corsa verso gli asset considerati piu’ sicuri, in particolare i titoli di stato americani e l’oro. Uno scenario di questo tipo, con Trump alla Casa Bianca, era considerato improbabile alla vigilia e del tutto inimmaginabile all’inizio della campagna elettorale. Se invece si concretizzasse questa possibilita’, ci potrebbero essere ricadute anche sulle scelte della Federal Reserve e l’ormai previsto aumento dei tassi di interesse di dicembre potrebbe slittare ancora: prima del voto, le probabilita’ di una stretta entro fine 2016 erano all’81% contro il 72% di lunedi’ e il 67% di venerdi’ scorso, ma la percentuale e’ destinata a calare rapidamente.
Politica interna
Referendum: La campagna referendaria di Renzi continua puntando sulle coalizioni create dal fronte del No. “Se Beppe Grillo e Massimo D’Alema sono insieme nel fronte del No cosa può venirne fuori?” si è chiesto il premier, che nella giornata ha inviato una lettera agli italiani all’estero per invitarli a votare. Renzi ha poi definito il Cnel un istituto “che non ha prodotto nemmeno una legge in settanta anni e ci è costato un miliardo”. Nel comune di Latina è nata intanto una polemica tra Pd e Anpi, partita dall’accusa della deputata Alessia Morani per una manifestazione per il No a cui avrebbero partecipato sia Anpi sia Forza Nuova. Il presidente di Anpi Latina, Giancarlo Liciani, ha però smentito categoricamente, definendo in risposta Renzi “un ducetto, anzi peggio del Duce”. Renzi è tornato anche sulle questioni interne del Pd, confessando di esser stufo “di quelli che pur di far polemica all’interno sparano sul Paese”. Un tema che si intreccia anche con le questioni europee, dove secondo il premier si deve affermare “l’idea di un’Italia forte”, accompagnata da un approccio più propositivo, poiché dobbiamo cominciare “noi a dire cosa vogliamo: il tempo dei diktat è finito”.
M5S: Il sonno del Movimento Cinque Stelle continua ad essere disturbato dalla questione delle firme false per la formazione delle liste elettorali alle comunali di Palermo del 2012. Sembrerebbe infatti che i pm di Palermo abbiano iscritto nel registro degli indagati almeno dieci persone, mentre sarebbero emerse nuove prove compromettenti delle falsificazioni, tra cui mail e documenti scritti inviati alla trasmissione tv “Le Iene”. E’ infatti dal programma televisivo che è partita l’indagine, a cui ha contribuito il superteste attivista pentastellato Vincenzo Pintagro secondo cui durante l’atto di falsificazione “c’erano almeno quaranta persone, fra cui la quasi totalità dei parlamentari poi eletti nel 2013 alla Camera e al Senato”. Il reato contestato è previsto dal testo unico del 1960 sull’elezione negli enti locali e punisce chi “forma falsamente, in tutto o in parte, liste di elettori o candidati”.
Politica estera
Isis: Il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato il nome della mente dietro gli attacchi terroristi di Parigi e Bruxelles. Il suo nome di battaglia è Abou Ahmad mentre sul suo passaporto belga è Oussama Ahmad Atar, di origine marocchina. Al momento si troverebbe in Siria ed è da lì che avrebbe organizzato gli attacchi in Francia e in Belgio e a reclutare e dirigere gli uomini che fecero strage nei due attentati. Non sarebbe però l’unico regista dietro i sanguinosi attacchi: la lista che individua altri organizzatori potrebbe già essere nelle mani dei servizi di sicurezza. Oussama Atar fu arrestato nel 2005 in Iraq, passando tra varie prigioni gestite dagli americani, dove probabilmente incontrò diversi leader futuri dell’Isis, tra cui il califfo Al-Baghdadi. Nel 2012 fu liberato per motivi di salute e, dopo un breve periodo passato in Europa, si è recato a Raqqa da dove ha cominciato a organizzare i suoi piani.
Economia e Finanza
Conti Italia/Ue: La giornata di ieri è cominciata con nuove tensioni e frecciate tra il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker e il premier italiano Matteo Renzi. Il politico lussemburghese ha difeso la propria squadra, affermando di non essere “una banda di tecnocrati” mentre per Renzi “il tempo dei diktat è finito”. Tensioni che riflettono le indiscrezioni sulla pubblicazione oggi delle previsioni della Commissione sui conti italiani: Pil a +0,9% contro il +1% del governo e conseguentemente un rapporto deficit-Pil di 2,4%. Ma il prosieguo della giornata ha permesso di intravedere una distensione nei toni, interpretabili anche dalla scomparsa del dato accusatorio di ieri sulle spese una tantum. Secondo quanto detto da Juncker le spese dell’Italia per migranti e terremoto corrispondevano allo 0,1% del Pil (contro lo 0,4% difeso da Padoan e Renzi) ma il dato è scomparso dalla trascrizione di oggi. Anche le dichiarazioni rilasciate suggeriscono una tregua: la portavoce di Juncker ha dichiarato che l’Italia non verrà abbandonata perché “le azioni sono più eloquenti delle parole”. Espressioni incoraggianti sono arrivate anche da Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis, oggi impegnati in un colloquio con Padoan. Secondo il vice-presidente della Commissione, Bruxelles “terrà conto” dei colloqui quando la settimana prossima formulerà il proprio giudizio sull’Italia.
Decreto fiscale: Il governo vuole chiudere la partita del decreto fiscale entro lunedì prossimo. Ecco perché è molto probabile che verrà richiesto un voto di fiducia da parte del governo così da accorciare i tempi. Le commissioni Bilancio e Finanza hanno approvato le prime modifiche al decreto, mentre nella nottata e domani sarà analizzato il pacchetto più corposo, quello riguardante Equitalia e rottamazione delle cartelle. Tra le novità già approvate vi è l’introduzione di nuove risorse ai comuni che accolgono i migranti, il raddoppio dei fondi concessi all’industria cinematografica, l’utilizzo dei 320 milioni per le Ferrovie anche per la sicurezza, una rinnovata ripartizione dei soldi per diritti tv per le categorie calcistiche. In Senato il decreto fiscale dovrebbe arrivare tra il 22 e 24 novembre, accompagnato anche dal decreto sul terremoto che perfezionerà l’esenzione già prevista del pagamento Imu e Tasi per gli immobili distrutti o inagibili ed estendere la fruizione dei contributi per la ricostruzione anche ai cittadini senza la capacità fiscale per godere del credito di imposta.