Se parlo di “modello Caserta” è per riferirmi a un modello produttivo virtuoso, capace di fare impresa e di creare sviluppo in un territorio difficile ma meraviglioso e ricco di opportunità.

Servono numeri, servono dati. Altrimenti le idee non marciano, le parole non reggono…

Mi invita a nozze. Qui c’è la quarta area industriale d’Italia, la più estesa del Mezzogiorno. Grande oltre la metà del totale della Campania: 54%. Contiamo quattordici agglomerati industriali, oltre 24 mila imprese manifatturiere e delle costruzioni, il quarto polo orafo d’Italia, con 400 aziende associate. Meccanica, metallurgia, energia, agroalimentare, fashion…

Non molti anni fa la provincia di Caserta era denominata la Brianza del Sud…

Si, ma oggi, malgrado la crisi economica più lunga dal dopoguerra, è ancora l’area industriale più importante del Mezzogiorno.

Fare in modo che l’assemblea annuale della Confindustria di Caserta fosse qualcosa di più di un appuntamento ordinario, un passaggio routinario, un evento che lascia un segno effimero, durevole quanto lo spazio di un mattino. E’ con questo obiettivo che Gianluigi Traettino, presidente di Confindustria Caserta, da mesi meditava un evento come segnasse un punto di non ritorno nella comunicazione delle potenzialità del territorio di Terra di Lavoro. Un messaggio forte e chiaro da indirizzare agli investitori, italiani e stranieri, circa i punti di attrattività della macro area industriale che congiunge la città al porto di Napoli:poco più di venti chilometri in linea d’aria.

Da dove si riparte, presidente?

La formula è tenere insieme testo e contesto, quadro e cornice. Il testo è un’area industriale che è la quarta in Italia. Una industria ICT che, anche dopo la crisi, ha lasciato in eredità capacità diffuse di innovazione e sviluppo tecnologico che hanno alimentato le filiere dell’automotive e dell’aerospaziale che proprio qui, a Caserta, vantano alcune eccellenze nel paesaggio industriale italiano. Parlo ad esempio del Cira che dal 2020 realizzerà a Capua una serie di infrastrutture capaci di simulare una colonia umana su Marte. Per non dire di 122 startup innovative, quante se ne contano a Caserta ad oggi.

Che cosa ha lasciato sul terreno la crisi?

Tanti problemi che non si possono negare. La crisi di aziende labour intensive che non hanno retto l’urto dell’economia globale, la competizione con aree a costo della manodopera ineguagliabile. E tuttavia qui persiste una realtà d’impresa che è avanti nel processo di internazionalizzazione. Con un export che dal 2011 al 2017, con la sola eccezione del 2004, si è costantemente tenuto al di sopra del miliardo di euro.

E questo a quale fattore lo attribuisce?

Anzitutto al patrimonio di risorse umane e competenze che si è consolidato nel corso di decenni. E poi al non trascurabile sistema di infrastrutture fisiche, oltre che tecnologiche, tra cui spicca un Interporto Sud Europa di Maddaloni-Marcianise che comincia a far viaggiare, durante la notte treni con una capacità di trasporto equivalente a 18 Tir, raggiungendo Bologna in sole 3 ore e 20.

Abbiamo parlato del quadro. E la cornice?

La cornice è l’altra gamba che serve per comunicare il territorio nel modo più adeguato e giusto. Ossia l’attenzione del nostro sistema a coltivare la qualità del contesto in cui si calano le attività d’impresa: la cura dei valori culturali identificativi della nostra terra. Un lavoro di lunga lena, che abbiamo iniziato con l’intesa con l’Agenzia del Demanio e il Comune di Caserta per riqualificare i Giardini di Piazza Carlo III, la piazza più grande d’Italia coi suoi 130 mila metri quadrati.

Che intende dire con lavori di riqualificazione?

Vuol dire recuperare lo spazio dall’incuria e restituirlo al profilo ed al decoro che ebbe all’epoca dei Borbone. Un impegno della durata di 18 mesi, ma di cui già oggi si intravedono i benefici, grazie a dieci aziende eccellenti che hanno accettato di dare un sostegno concreto ai lavori Abbiamo inviato un segno tangibile ai partecipanti all’assemblea che la Reggia non è una realtà avulsa, una enclave nell’abbandono pressoché totale. E’ un messaggio che va anche ai turisti, in crescita nell’ultimo anno del 18,1%, e alla città

India, Israele, Usa sono Paesi verso cui l’export casertano è orientato da sempre, non è così?

Sì, per essere vincenti nella competizione globale, bisogna confrontarsi con mercati di destinazione in crescita. La sfida è esportare il suo know-how in Paesi partner strategici. Ed è con questo intendimento che a febbraio una delegazione di imprenditori di Confindustria Caserta si recherà a Calcutta, nello Stato indiano del Bengala, per sancire un rapporto economico-produttivo con il sistema imprenditoriale locale.