di Vincenzo Musacchio*
Giornata storica a Strasburgo. Il Parlamento europeo vota a favore del riconoscimento delle unioni civili e del matrimonio tra persone dello stesso sesso considerandolo come un diritto universale della persona umana. Il Parlamento europeo, prende atto della legalizzazione del matrimonio e delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in un numero crescente in molti Paesi nel mondo e incoraggia le istituzioni e gli Stati membri dell’Unione europea a contribuire ulteriormente alla riflessione sul riconoscimento del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in quanto questione politica, sociale e di diritti umani e civili.
L’Italia è uno dei nove Stati membri sui ventotto che ancora non prevede alcun tipo di tutela per le coppie omosessuali. Per il Parlamento europeo, al contrario, le unioni civili e le nozze gay fanno parte dei diritti umani e civili della persona umana e sarebbero meritevoli di adeguata tutela. Una decisione importante che non può passare sottotraccia nel nostro Paese. L’unione civile è un atto che comporta il riconoscimento da parte dell’ordinamento giuridico (cioè l’insieme delle leggi di uno Stato) delle coppie di fatto e ha il fine di stabilirne i diritti e i doveri. La tipologia delle unioni civili è varia: in particolare, può riguardare sia le coppie di sesso diverso (eterosessuali) sia le coppie dello stesso sesso (omosessuali) ed è disciplinata, ad oggi, da un gran numero di provvedimenti legislativi.
L’Italia, ad oggi, non ha una legge sulle unioni civili nonostante siano state presentate molte proposte e le coppie di fatto (eterosessuali ma anche omosessuali) godano di diritti e doveri. Si parla di coppie di fatto perché esse non sono riconosciute in senso stretto dall’ordinamento e non hanno una normativa omogenea ed unitaria ma nonostante la frammentarietà della loro disciplina godono, tuttavia, di diritti e doveri. Per esempio, una differenza fondamentale tra matrimonio e coppia di fatto attiene al diritto di successione: se uno dei coniugi muore, l’altro è erede legittimo, mentre tra i conviventi non esiste alcun diritto all’eredità (a meno che il defunto non abbia disposto dei suoi beni con testamento).
Nel 2012 e nel 2013 la Suprema Corte di Cassazione, sulla scia dei precedenti orientamenti, ha affermato che i componenti della coppia omosessuale, a prescindere dall’intervento del legislatore in materia, sono titolari del diritto alla vita familiare, del diritto inviolabile di vivere liberamente una condizione di coppia e del diritto alla tutela anche davanti ai giudici di specifiche situazioni, precisando che la differenza di sesso non è più da considerare quale requisito essenziale del matrimonio. Nonostante il legislatore italiano non si sia ancora occupato della questione, l’orientamento della giurisprudenza è verso un pieno riconoscimento della famiglia omosessuale. Recentemente nel nostro Paese si è assistito a provvedimenti di Sindaci che prescrivono agli ufficiali di Stato civile di provvedere alla trascrizione di matrimoni celebrati all’estero tra persone dello stesso sesso. Avendo le principali istituzioni italiane più volte espresso la loro apertura verso il riconoscimento della parità di diritti a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro origine, condizione sociale, dal loro credo religioso e orientamento sessuale ad aderire a tale orientamento a favore delle coppie di fatto, eterosessuali od omosessuali, cosa si aspetta a regolamentare la materia una volta per tutte?
*Direttore della Scuola della Legalità “Don Peppe Diana” di Roma e del Molise